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Luigi Di Maio, Roberto Fico e Paola Taverna: i grillini che si sono arricchiti con la politica

Attilio Barbieri
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La politica è sempre stata un affare. Da che mondo è mondo non si ha notizia di un parlamentare entrato ricco a Montecitorio o Palazzo Madama e uscito povero. Mentre il contrario è la norma. Emblematico il caso dei grillini: tranne pochissime eccezioni sono sbarcati nei palazzi del potere da squattrinati o poco più, issando il vessillo dell'anticasta, ed ora possono vantare redditi di poco inferiori ai 100mila euro lordi l'anno. Una parte di questi denari, almeno 2mila euro al mese sui 13mila di emolumenti mensili percepiti per la carica di deputato o senatore, vengono girati volontariamente dai parlamentari pentastellati al fondo per il microcredito alle piccole e medie imprese.

Ma si tratta di un atto di liberalità adempiuto dagli eletti 5 Stelle con diverso grado di solerzia. Fra i big del partito colpiscono i casi di Luigi Di Maio e Roberto Fico. Sia il ministro degli Esteri sia il presidente della Camera approdarono a Montecitorio nel 2013 da incapienti. Una sorte che accomunava ben 51 grillini eletti quell'anno al Parlamento, con redditi da lavoro pari a zero euro. Fico nel 2012 non aveva guadagnato un centesimo, al pari di Di Maio, pur essendo proprietario di un fabbricato in Campania, mentre l'attuale titolare degli Esteri risultava del tutto nullatenente. Ma se Gigino si accomodò nell'emiciclo di Montecitorio poco meno che ventiseienne, l'attuale presidente della Camera aveva quasi quarant' anni. Entrambi hanno rinunciato alle rispettive indennità di carica e si limitano (per modo di dire) a percepire gli emolumenti di parlamentare: 98.471 euro.

 

 

CANCELLIERE
Diverso il caso di Vito Crimi, viceministro dell'Interno e attuale facente funzione di capo partito del Movimento 5 stelle. Senatore, palermitano d'origine, classe 1972, si è trasferito a Brescia nel 2000, per lavorare alla Corte d'Appello, come cancelliere. Nella dichiarazione 2013, relativa all'anno d'imposta 2012, dichiarò un reddito lordo di 23.416 euro. Molti meno dei 97.329 percepiti nel 2018, ultimo anno di cui c'è traccia nella documentazione patrimoniale da lui depositata a Palazzo Madama. Per la precisione un aumento del 415,26%. Per rimanere fra i componenti della pattuglia grillina al governo, vale la pena di segnalare due casi. Quello di Nunzia Catalfo, titolare del Lavoro e grande sostenitrice del reddito di cittadinanza, e quello di Laura Castelli, numero due di Gualtieri all'Economia, assurta agli onori delle cronache per l'infelice uscita («questo lo dice lei») in un confronto televisivo con l'ex ministro Padoan, a proposito del rapporto fra spread e tassi dei mutui.

FORMAZIONE
La Catalfo, nel Cud 2013 emesso dall'Enaip Formazione Sicilia e relativo all'anno d'imposta precedente, dichiarava un imponibile di 28.417 euro. Parecchi meno dei 120.365 denunciati al Fisco con la dichiarazione 2019. Simile l'incremento reddituale della Castelli: dai 23.076 euro del 2012 ai 98.471,04 incassati lo scorso anno. Non dissimile la situazione di Paola Taverna, vicepresidente del Senato, che nella dichiarazione 2013 denunciò 12.867 euro di redditi da lavoro e 3.546 come rendite catastali derivanti dalla proprietà di 5 fabbricati. In tutto 16.413 euro, contro i 105.120 incassati nel 2018. Fra gli altri casi degni di nota c'è quello di Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia sia nel Conte I sia nel Conte II. Con la dichiarazione 2013, primo anno da parlamentare, dichiarava per l'anno d'imposta precedente, un imponibile di 30.301 euro, contro i 93.436,80 che emergono dalla Certificazione Unica relativa all'anno 2019, emessa dalla Camera dei deputati. Diverso ancora il caso di Mimmo Parisi, il guru del Mississippi, messo da Di Maio, allora ministro del Lavoro, alla guida dell'Agenzia per le politiche attive, con il compito di far decollare il collocamento dei disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza. Le sue politiche attive non sono mai partite. Il suo costo sì. Ai 160mila euro di emolumenti legati alla carica se ne sono aggiunti altrettanti di note spese fra voli negli Usa per ricongiungersi periodicamente con la moglie, pranzi e cene, affitti, auto e spese varie.

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