“L'Italia è un paese straordinario”: parola dell'Onorevole Osvaldo Napoli.
“Viviamo in un Paese straordinario: l’Italia”. Sono tra le prime parole dell’Onorevole Osvaldo Napoli, cui abbiamo chiesto di scattarci una fotografia circa l’andamento di questo periodo di ripresa della nostra Nazione.
Soprattutto, è un autunno delicato, è necessario non farsi sorprendere dalla paura, non abbassare la guardia e continuare a convivere per un po’ con la realtà del Covid-19, adottando le opportune precauzioni.
In questo momento, c’è chi si preoccupa per un eventuale lockdown a zone e chi invece rassicura che la situazione è sotto controllo. Onorevole cosa ne pensa?
Non vi è comparazione, rispetto ai dati che abbiamo dovuto leggere tra i mesi di febbraio, marzo e aprile, quando il picco dei morti e le camere intensive sono state sull’orlo del collasso. Direi che il nostro Paese, si sta comportando bene ed è volenteroso di riprendere, non penso che sarà necessaria una chiusura totale. Piuttosto, sono necessarie delle misure che tutelino il lavoro, l’economia e la scuola.
Esattamente?
Si sarebbe dovuto partire da una riduzione delle tasse e dell’iva per agevolare tutti i settori andando a evitare la chiusura di molte realtà imprenditoriali, che non riescono a sopperire alla crisi.
Post lockdown, molti esercizi sono dovuti rimanere con le saracinesche abbassate e ancora non sanno semmai riusciranno ad aprire. Tanti, sono stati costretti a chiudere. Direi che tante somme circa l’andamento e la ripresa, le avremo già per questo fine settembre, pensando anche alla riorganizzazione della scuola.
Che cosa pensa delle modalità di apertura dell’anno scolastico?
Gli istituti privati sono agevolati rispetto a quelli pubblici, sono riusciti a organizzarsi per il meglio e possono contare su un corpo docente completo. Quello che mi dà pensiero è la scuola pubblica, dove mancano tanti insegnati e in special modo quelli di sostegno, a svantaggio di molti ragazzi che ne hanno bisogno. Qui è necessario intervenire tempestivamente, non è giusto che siano i deboli a pagarne lo scotto.