Romano Prodi ritenta la scalata al Quirinale: "Pd e M5s, ci sono valori unificanti. Ora, il salto di qualità"
Si dice che la seconda volta sia quella buona. Sarà così anche per l'ex premier Romano Prodi, che da tempo guarda con desiderio al Quirinale? L'elezione del nuovo presidente della Repubblica avverrà nel 2022 e in molti si chiedono se ci sarà ancora la maggioranza di grillini e dem in Parlamento per eleggere il successore di Sergio Mattarella. Intanto l'ex leader dell'Ulivo, che sa di non dispiacere né ai 5S né al Pd, ci prova e suggerisce alle due forze politiche di collaborare anche a livello locale al fine di consolidare la loro alleanza e protrarla fino a quando necessario. In una lunga intervista all'Avvenire, Prodi cerca di sfruttare il momento e si presenta come grande sostenitore dell'unione tra i due partiti al governo: "Nel Pd e nel M5s ci sono anche valori unificanti, ma ora occorre un salto di qualità".
Prodi “serve legge elettorale maggioritaria”
Pare che adesso Prodi non abbia paura di scottarsi come successo l'ultima volta. Nel 2013, infatti, i dem decisero all'unanimità di candidarlo alla presidenza e tutto sembrava ormai stabilito. Ma in Parlamento l'ex premier ottenne solo 395 voti dei 504 necessari e, secondo diverse analisi giornalistiche, furono proprio 101 delegati democratici - quelli al tempo vicini a Matteo Renzi - a cambiare idea all'ultimo minuto. Questa sembra la volta buona per Prodi. In futuro, invece, quando si rivoterà, i parlamentari caleranno a 600 e quasi certamente Camera e Senato ospiteranno forze politiche completamente diverse. Dunque ora o mai più per Romano Prodi.
L'ex presidente della Commissione europea si è mosso con largo anticipo. Ma non è l'unico nome sul tavolo. Ci sarebbero anche Dario Franceschini, Paolo Gentiloni, Walter Veltroni, Pier Ferdinando Casini, tutti - in un modo o nell'altro - espressione del centrosinistra. Ma potrebbero entrare in gioco anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati e Maria Cartabia, che ha appena concluso il suo mandato di presidente della Corte Costituzionale.