M5s, il tracollo nel sondaggio di Ferrari Nasi: "A quanto sono oggi", elettori in fuga
Come nel caso della Lega di Salvini è di grande interesse analizzare l'evoluzione delle preferenze di voto ottenute dal Movimento 5 Stelle negli ultimi anni; in particolare concentrandosi sul periodo che va dal grande exploit elettorale del marzo 2018, 32,7% alla Camera, alle stime attuali che danno il partito intorno al 15%. Del partito di Grillo si cominciò a parlare seriamente nel 2013 dopo le elezioni politiche, alle quali non si erano presentati in precedenza, quando ottennero 109 deputati e 54 senatori, diventando il primo partito d'Italia. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non diede loro l'incarico per formare un governo, però, in quanto il centrosinistra, presentatosi in coalizione, ottenne percentualmente di più. Fu così, allora, che la XVII Legislatura li vide all'opposizione, molto critici verso il Pd all'esecutivo e un po' meno accaniti con il centrodestra, in quel momento pieno dei suoi guai (scandali, condanne, liti). Nonostante un'Italia in crescita e, in parte, governi stabili, il Pd, grazie a frange interne, polemiche, distinguo, se non vere opposizioni, riuscì a dare di sé una pessima immagine. Questo fatto contribuì grandemente, affinché il Movimento 5 Stelle, divenuto nel frattempo da partito trasversale di protesta a partito di sinistra alternativo, potesse raggiungere quel risultato eclatante alle successive elezioni.
Esplosione populista - Il segno delle Politiche 2018 fu proprio l'esplosione, in termini di consenso, dei due partiti populisti, di sinistra e di destra, ovvero dei 5 Stelle e della Lega, che di lì a poco andarono a governare assieme nel Conte I. Qui, però, finiscono i parallelismi con la Lega e finiscono le fortune del Movimento. Sì, perché se quell'anno di governo gialloverde portò a Salvini un raddoppio dei consensi, dal 17,4% delle Politiche 2018 al 34,3% delle Europee 2019, il partito a 5 Stelle iniziò una costante perdita di consensi, reali e stimati, che lo hanno portato a più che dimezzare i voti nel giro di due anni. Già nell'estate 2018, la media dei sondaggi pubblicati indicava, per l'M5S, una perdita di 5-6 punti percentuali rispetto al risultato elettorale (~28%). Sei mesi dopo, seppur con Di Maio attivissimo al governo, ne venivano persi altri 5 circa (~23%), per arrivare alle Europee 2019 col 17,1%, ovvero, ancora -6. Neanche la staffetta Di Maio/Crimi alla conduzione politica del Movimento o l'essere sopravvissuti alla crisi di governo dello scorso anno, che ha dato via all'alleanza col Pd, sembra aver fermato l'emorragia. Oggi il partito viene stimato intorno al 15% e per molti istituti è stato sorpassato da Fdi di una Meloni in grande spolvero. Il Movimento due anni fa era primo e oggi è solo quarto. Lo hanno abbandonato in molti, elettori diversi in momenti diversi. Si individuano distintamente tre periodi. Come detto, già pochi mesi dopo la vittoria, il partito cominciava a perdere voti. Parte della grande componente di sinistra del Movimento, era entrata in esso in quanto probabilmente non più rappresentata dall'offerta tradizionale della sinistra del Pd e dei partiti più estremi, come Potere al Popolo o Leu. Essa, però, già poco dopo le prime azioni governative dei grillini, tendeva a riposizionarsi presso partiti di origine, nella misura del 44% al Pd e del 22% alle componenti più a sinistra. Un terzo dei fuggiaschi, invece, sceglieva la Lega, allo stesso modo un partito populista, ma che, a differenza del Movimento, aveva una lunga esperienza politica e di governo, e, da subito, si stava dimostrando più concreto. Parliamo essenzialmente di maschi con meno di 40 anni, di istruzione medio-bassa, in buona parte residenti nel Nord-Ovest.
Tre nespole in sequenza - L'anno successivo l'abbandono risultava diverso, il 100% di chi lasciava il Movimento, adesso votava Lega. Non erano le stesse persone dell'anno prima: molti voti provenivano dal Sud, molti dalle donne, l'età media si era alzata, intorno ai 45-55 anni e la religiosità era molto alta. Oggi, nel 2020 si muta ancora. Questa volta non c'è più nessun particolare partito ad attrarre chi lascia i 5 Stelle. La maggior parte (52%) si sente indecisa, gli altri si sparpagliano a destra e a sinistra. Ancora una volta molti voti vengono dal Sud, ma non così tanti, gli abbandoni sono geograficamente meglio suddivisi. Il titolo di studio è alto: il doppio dei laureati rispetto alla media nazionale (17%); su sesso ed età, la distribuzione è come quella italiana. Insomma, sono confusi e sono un po' dappertutto. Tre nespole, in sequenza. Chi segue la boxe non può non vedere in questa azione una delle più classiche combinazioni della Nobile Arte. Diretto sinistro, l'avversario chiude la guardia, e contemporaneo leggero spostamento del corpo sul lato destro. Perno sulla gamba, semirotazione e gancio destro, l'avversario ha ancora le braccia in avanti per coprirsi dal pugno precedente e viene colpito. Il movimento ha permesso di caricare il sinistro e i corpi sono ora vicini: montante al fegato. L'avversario si blocca, si irrigidisce, va giù.