Roberto Maroni, lo scenario dopo settembre: "Il peggiore possibile" per il centrodestra, terremoto vista Quirinale
Da destra, lo "scenario peggiore possibile". È Roberto Maroni, sul Corriere della Sera, a delineare le due possibilità per il post-regionali di settembre. "Pareggiano 3 a 3 e al referendum vincono i Sì. La maggioranza si stabilizza e si va al voto nel 2023 - spiega l'ex governatore leghista della Lombardia -: il Sì richiede una nuova legge elettorale che difficilmente potrebbe arrivare prima di primavera. Poi, a luglio scatta il semestre bianco. E il nuovo presidente cosa dovrebbe fare? Sciogliere il Parlamento che lo ha appena eletto? Non credo proprio. Questo scenario, tra l'altro, ha una prospettiva molto interessante".
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La conseguenza, suggerisce Maroni, potrebbe essere politicamente clamorosa: "Se qualcuno volesse costruire un'offerta politica moderata, sarebbe il momento per farlo. C'è un po' di tempo davanti, fino al 2023. Utile anche per raccogliere lo spirito di Berlusconi. Ci sarà il proporzionale che offre spazio a offerte politiche inedite anche con soglia di sbarramento. Questa forza potrebbe essere decisiva". L'eventuale leader non potrebbe essere una personalità come Calenda o Renzi o Toti perché, taglia corto Bobo, "sono comunque targati. Ma quest' area io credo avrebbe uno spazio ben superiore alla somma aritmetica dei sostenitori di Calenda o Renzi o Toti". Peccato che, secondo Maroni, alla fine le regionali finiranno 5-1. Salta tutto. O forse no, perché la tentazione di provare nuove vie è forte, da una parte e dall'altra della barricata.