Coronavirus, Giuseppe Conte sotto accusa: "Studio del 12 febbraio? Ce n'erano tre peggiori", dubbi sui 20 giorni pre-lockdown
“Leggo che Repubblica solo oggi scopre che il 12 febbraio il governo aveva in mano uno studio che ipotizzava fino a 60mila morti. In verità ne aveva tre con ipotesi anche peggiori”. Così Augusto Minzolini ha commentato il report che è finito nelle mani del quotidiano diretto da Maurizio Molinari e che getta molte ombre sulle responsabilità del governo nella gestione dell’epidemia di coronavirus. “Magari si dovrebbe porre pure la domanda sul perché, con queste informazioni, il lockdown fu deciso solo venti giorni dopo”, ha aggiunto l’editorialista de Il Giornale, che giustamente punta l’attenzione sul fatto che Giuseppe Conte, il ministro Roberto Speranza e il resto del governo (compresi gli esperti del Cts) si sono mossi con enorme tanto ritardo.
Le prime misure effettive sono infatti arrivate l’8 marzo, ma dalle carte risulta che già il 12 febbraio a Palazzo Chigi erano consapevoli di quello che sarebbe successo. D’altronde lo studio di Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler che è specializzato in modelli matematici applicati alle epidemie, aveva previsto chiaramente lo scenario che si è poi verificato, ovvero quello con almeno 35mila morti da Covid. La domanda di Minzolini si aggiunge a quelle già scomode poste da Repubblica, che vuole arrivare in fondo a questa faccenda: “Cosa abbiamo fatto dal 12 febbraio al 9 marzo, quando inizia il lockdown, per preparare il sistema sanitario al probabile arrivo del virus? Quando e come si è arrivati ad avere finalmente un vero piano pandemico? È possibile conoscerne il contenuto?”. Quesiti che per ora sono rimasti senza risposta.