Pensioni, il governo pensa a quota 41, con la formula degli assegni Inps più bassi
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo sulle pensione ha confermato ai sindacati che quota 100 resterà in vigore fino alla naturale scadenza del 31 dicembre 2021. Nella mente di Catalfo sta balenando un'idea: varare quota 41. Si estenderebbe l'uscita anticipata per i lavoratori precoci (coloro che hanno almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età) a tutti gli italiani. Dall'altra parte si dovrebbe, infatti, eliminare il secondo requisito che permette a costoro di uscire dal mondo del lavoro, cioè l'appartenenza a una categoria svantaggiata (disoccupati, invalidi al 74%, caregivers o lavoratori gravosi). Ne consegue, scrive il Giornale, che una simile riforma abbasserebbe l'età della pensione di vecchiaia, attualmente fissata a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (41 anni e 10 mesi) per le donne.
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Considerata la curva demografica, a regime un simile provvedimento potrebbe costare fino a 12 miliardi di euro in più per un Paese che spende il 16,7% in spesa previdenziale e che, se vorrà accedere alle risorse del Recovery Fund, dovrà dimostrare un intento riformista per tenere le persone al lavoro e non, invece, allontanarle. Ecco, quindi, che si fa strada l'idea della penalizzazione, ossia eliminare il calcolo di quota retributiva per coloro che hanno iniziato a lavorare prima della riforma Dini (1 gennaio 1996). Il costo di una simile riforma, in questo caso, scenderebbe a zero perché i pensionati incasserebbero quanto versato al lordo della rivalutazione. Le uscite anticipate, soprattutto se non sono a costo zero, portano voti in vista delle regionali di settembere.