Furbetti del bonus, leghisti crocifissi: "Non interessa più sapere i nomi degli altri partiti"
“Dopo la crocifissione dei leghisti non interessa più a nessuno di sapere chi erano gli altri che hanno chiesto i 600 euro”. Così Claudio Borghi sul caso dei furbetti del bonus, che nel giro di pochi giorni si è praticamente sgonfiato: l’attenzione pubblica e mediatica è infatti stata dirottata sulla chiusura delle discoteche e sull’obbligo della mascherina anche all’aperto dalle 18 alle 6. C’è chi ha definito questi provvedimenti “misure diversive” e chissà che non abbia ragione: fatto sta che, dopo la sospensione dei due deputati leghisti che hanno usufruito del bonus e dopo l’audizione di Pasquale Tridico, i furbetti del bonus non sono più tanto interessanti.
Eppure mancano ancora i nomi di due parlamentari che hanno richiesto il sussidio all’Inps: “Non interessa più a nessuno sapere chi erano gli altri, quelli degli altri partiti - ha commentato Borghi - quelli i cui nomi non sono stati fatti uscire da chi ha fatto dossieraggio nelle istituzioni”. Intanto stamattina il Garante della privacy è tornato ad esprimersi sul caso, inviando i chiarimenti sulla pubblicazione e comunicazione dei dati dei beneficati del bonus 600 euro che ricoprono cariche elettive pubbliche: “Spetta all’Inps verificare la possibilità di rendere ostensibili tramite l’accesso civico i dati personali richiesti alla luce della normativa e delle linee guida dell’Anac, in conformità con i precedenti del Garante in materia di accesso civico”.