Grillo e Di Maio, il voto su Rousseau secondo gli ordini: M5s, sì ad alleanze e terzo mandato, Casaleggio e Di Battista fregati?
Come volevano Beppe Grillo e Luigi Di Maio: il Movimento 5 Stelle apre al terzo mandato e alle alleanze con "partiti tradizionali" (tradotto: il Pd), di fatto rinnegando le origini fissate sulla pietra dal fondatore Gianroberto Casaleggio. L'esito della votazione online degli iscritti alla piattaforma Rousseau è stato quello auspicato dal comico e dal ministro degli Esteri, che punta a riprendersi il partito (lasciato al reggente Vito Crimi, quasi un figurante) in un complesso gioco di specchi. Allearsi con il Pd significa in qualche modo tagliare fuori il premier Giuseppe Conte e respingere la sua "Opa ostile" al Movimento lanciata in questi mesi di accentramento politico e mediatico di poteri a Palazzo Chigi.
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"Hanno partecipato alle due votazioni un totale di 48.975 aventi diritto - fanno sapere il Movimento - che hanno espresso complessivamente 97.685 preferenze". Plebiscito (80,1%) per il terzo mandato, che conferma la ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma ma che soprattutto lascia aperte le porte a Di Maio e a tanti altri big pentastellati giunti alla seconda legislatura in Parlamento. Sulle alleanze l'entusiasmo è minore (59,9% di sì) ma significativo, a testimonianza di come ormai il Movimento si sia trasformato in un partito di centrosinistra. Gli sconfitti rischiano di essere due: Davide Casaleggio, figlio del fondatore, che si era fatto garante delle regole delle origini, e Alessandro Di Battista, aspirante leader che era rimasto fermo un giro aspettando il suo turno ma che ora potrebbe venire fregato da quelli dovevano essere all'ultima corsa. E in molti ora si attendono il Big bang definitivo del Movimento.