Furbetti del bonus, gola profonda inchioda Pasquale Tridico: "Un'operazione per aiutare il suo sponsor, il M5s"
Non sarà l'Inps a diffondere i nomi dei cinque parlamentari che hanno chiesto il "bonus Covid" di 600 euro destinato a lavoratori autonomi e partite Iva. Lo ha assicurato lo stesso istituto di previdenza, sostenendo che la pubblicazione degli elenchi dei beneficiari è vietata dalle norme sulla privacy. Questo, anziché placare lo scontro politico sulla questione, lo ha reso più acceso. Uno dei più bersagliati è proprio il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico.
Il sospetto di molti è che la notizia sia uscita dai suoi uffici per spingere gli elettori a votare in massa «Sì» al referendum di settembre per il taglio dei parlamentari, o comunque per aiutare i Cinque Stelle, suoi sponsor. Maurizio Gasparri, senatore forzista, lo afferma senza giri di parole: «I famosi cinque deputati vanno mandati via con una pedata che sono pronto ad assestargli personalmente. La loro condotta irresponsabile getta discredito sulle istituzioni ed è funzionale alle campagne contro il parlamento, le istituzioni e la democrazia». E «insieme ai cinque scellerati», prosegue, «vanno cacciati il presidente e il direttore generale dell'Inps».
Stessa accusa lanciata da Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fdi: «Sarebbe utile sapere come mai dalle prime ore della giornata di domenica - e alcuni dicono anche da più tempo - autorevoli esponenti del M5S già conoscessero le appartenenze politiche dei responsabili di questi vergognosi comportamenti. Tridico, presidente Inps da loro nominato, glieli ha fatti avere riservatamente?». Lo stesso Tridico, a questo punto, potrebbe essere chiamato davanti a una commissione parlamentare per svelare i nomi e altri misteri della vicenda. I reprobi, tra l'altro, non sarebbero cinque. Del quintetto di richiedenti, due - fa sapere l'Inps - avrebbero vista respinta la domanda.
Una confusione che fa ribellare i renziani. Ettore Rosato, coordinatore di Italia viva, sostiene che «questo modo di fare servizio pubblico da parte dell'Inps è barbaro. A noi di Italia viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo l'Inps a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi». E sempre lì si finisce: al «fuori i nomi». Che è ciò che pretendono tutti, almeno a parole, tra interrogazioni parlamentari e minacce di querele. Vito Crimi, capo politico del M5S, ai suoi deputati ha inviato una mail con le indicazioni per rinunciare al diritto alla privacy e delegare lui stesso a chiedere all'Inps l'identità del pentastellato che ha fatto domanda per il bonus.
Situazione delicata anche per la Lega, alla quale apparterrebbero tre dei cinque che tutti cercano. Matteo Salvini ha annunciato «l'immediata sospensione» dal partito per i leghisti che risulteranno coinvolti e ha fatto partire verifiche interne, che si sarebbero concentrate su due deputati. Intanto il governatore veneto, Luca Zaia, s' appella a tutte le forze politiche affinché i responsabili - inclusi quelli eletti a livello regionale e comunale - si facciano avanti. «Se iniziamo a trincerarci dietro alla privacy non ne veniamo più fuori».