Sondaggi, il botto di Fratelli d'Italia? Ruba voti alla destra M5s, non alla Lega: l'analisi dei flussi
Si continua ad evidenziare l'inaspettato, inarrestabile, ingovernabile declino della Lega di Salvini e del diretto travaso di voti (potenziali) a favore di Fratelli d'Italia. Non c'è nulla di vero in tutto questo. Sui nuovi elettori della Meloni se n'è dato conto proprio su queste pagine un mese fa: due terzi di essi arrivano dalla Lega. Si tratta però di voti che erano arrivati a Salvini in massima parte dalla componente di destra del Movimento 5 Stelle, passata infatti dal 45% al 20% del partito. La destra grillina è stata una diretta conseguenza della catastrofe-centrodestra della prima metà dello scorso decennio - affaire Montecarlo, disgregazione del mondo An; scandalo diamanti, defenestrazione di Bossi; condanna di Berlusconi per frode fiscale - per cui milioni di elettori si sono trovati disorientati e sono andati nel movimento del Vaffa.
La Meloni, dopo le fibrillazioni della comunità Msi/An, si sta solo riprendendo "quel che era suo", almeno in buona parte. Sul presunto incontenibile declino della Lega, invece, occorre prima di tutto ripercorrere la storia elettorale del partito. 1994 e discesa in campo di Berlusconi: la Lega si presenta con il Polo ed ottiene l'8,4% alle Politiche, che cresce al 10,1 nel '96, dopo un anno di alleanza col centrosinistra a sostegno del governo Dini. Seguono anni in cui la Lega si presenta da sola e si arriva alle Europee del '99 (4,5%) ed alle Politiche del 2001, quando ottiene il 3,9%, il minimo storico. La XIV legislatura è stabile, Berlusconi governa per tutto il periodo, e la Lega non emerge; alle Europee 2004 prende il 5,0% ed alle successive Politiche del 2006, 4,6%. Nel periodo successivo nasce il Pdl, dalla fusione di Forza Italia e Alleanza Nazionale, ma non della Lega che, per le successive elezioni politiche del 2008, però, vi si allea. Questo le consente di mantenere l'identità pur stando nella squadra vincente, infatti raddoppia rispetto ai dieci anni precedenti, 8,0%, che arriva al 10,2 delle Europee 2009.
Dopodichè il disastro di cui si è detto ed il ritorno al 4,1% delle Politiche 2013. Poi il boom; ma prima una considerazione: da quanto visto, il valore storico della Lega, lo zoccolo duro, è di circa il 4% a livello nazionale, che sale fino all'8-10% quando essa vive un momento di luce, riflessa dalle alleanze del momento. Il 34,3% delle Europee 2019 è stato un risultato eccezionale, dovuto a importanti contingenze che si sono presentate in quasi contemporanea e e che la bravura politica del segretario che le ha sapute sfruttare. Ha riempito il vuoto di rappresentanza del centrodestra del post Pdl. Sotto questo aspetto ha battuto sul tempo la Meloni, politicamente più solida, ma forse per questo più lenta, che, alle prese con la costruzione del suo nuovo partito (Fdi) si è fatta sfilare i temi classici della destra, persino l'italianità!
Con Forza Italia il gioco è stato ancora più semplice: Berlusconi invecchiato, ai servizi sociali, che mai ha voluto o saputo costruire una nuova classe dirigente atta a guidare il partito dopo di lui. Un partito ormai poco credibile, dato quasi come destinato a scomparire. Insomma, Salvini ha messo la bacinella e ha raccolto il 17,4% alle Politiche del 2018. Poi una volta al governo, è decollato grazie alla visibilità e al fatto di avere come collega vicepremier Di Maio come ministro del Lavoro e delle Attività Produttive; un compito difficilissimo, che il grillino, da inesperto, ha svolto malissimo. Salvini invece, politico navigato, al ministero dell'Interno, con il problema dell'immigrazione che, a livello plebiscitario da almeno 20 anni, gli italiani ritengono vada risolutamente affrontato, ha avuto la strada spianata e ha guadagnato popolarità. Oggi che non è più al governo le cose sono cambiate, molti meno riflettori, qualche grossa gaffe, l'immancabile magistratura.
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Attualmente, la Lega viene data intorno al 25%, un calo di quasi dieci punti dall'apice dello scorso anno. Quello che gli osservatori non sottolineano, però, è che questo valore è di circa sei volte quello storico del partito. Se anche la dicesa dovesse continuare e il dato si attestasse intorno al 16-17%, quello delle scorse Politiche, significherebbe che Salvini ha quadruplicato i voti della Lega. Nessun leader ha mai fatto tanto, neanche Fini nel passaggio Msi-An, mentre l'exploit della Meloni è dovuto in buona parte al ritorno a casa di delusi dall'ultima fase finiana. Questo ragionamento è avvalorato dal fatto che due terzi di chi vota Lega oggi, lo fa per Salvini. Insomma, la garanzia di una Lega a due cifre si chiama Matteo Salvini, altrimenti si torni all'originale, ma al 4-5%. riproduzione riservata.