Giorgia Meloni a LIbero: "Fdi al 18% nei sondaggi? Mi indagheranno perché ho troppi consensi"
Sul telefonino ha messo un disegno che la ritrae con la tuta gialla da motociclista combattente di Uma Thurman nel film Kill Bill di Quentin Tarantino. Con uno spadone in mano e la scritta «la difesa è sempre legittima». «Adoro quel regista, anche se la sua pellicola che preferisco è Pulp Fiction. Quel manga lo ha pubblicato un ragazzo che neanche conosco e io ho deciso subito di caricarlo sul mio profilo di whatsapp e non l'ho più mosso; almeno lì sembro magra. Certo, mi piacerebbe avere una lama costruita da Hattori Hanzo, di questi tempi non si sa mai». È il momento d'oro di Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia è data dai sondaggi di Pagnoncelli al 18%. Solo dodici mesi fa, alle Europee, prese il 6,4%, mentre alle Politiche dell'anno prima si fermò al 4,2. «Ma davvero non mi aspettavo di arrivare così in alto in un anno» giura, e forse per una volta è il caso di non crederle troppo, «anche se questi voti aspetto di prenderli davvero, andando a elezioni, piuttosto che vederli solo attribuiti dagli istituti demoscopici».
«Dei sondaggi non mi fido» è la frase scaramantica per eccellenza dei politici, sia che siano alti sia che siano bassi, e la leader di Fdi non fa eccezione. Ma a fotografare la crescita record ci sono tanti altri indizi. Per esempio la richiesta ossessiva di selfie. Dalla scaletta dell'aereo all'uscita di Fiumicino Giorgia impiega almeno venti minuti perché ogni due metri deve fermarsi per una foto. Proprio come un anno fa accadeva solo a Salvini, che però era l'uomo forte del governo. Lei ha fretta di tornare a casa, se l'è presa a venti minuti dello scalo apposta, ma aspetta pazientemente che tutti siano soddisfatti. Questa però non è la causa del balzo in avanti, semmai l'effetto.
Chi deve avere più paura di quello spadone, gli alleati o i rivali?
«Gli alleati? E perché? Io per combattere ho bisogno di rappresentare qualcuno, devo sapere che porto una bandiera e faccio parte di una squadra. Non ha sentito il mio discorso alla Camera contro il prolungamento dell'emergenza? Dicevo noi del centrodestra non vi daremo tregua, non solo noi di Fratelli d'Italia».
Cosa che Salvini non avrebbe mai fatto. Discorso da aspirante leader della coalizione?
«Questo è il tipico trappolone della sinistra. Prima che con me fu tentato con Salvini, poco prima del sorpasso della Lega su Forza Italia. L'unico a cascarci è stato Fini».
È cambiato l'atteggiamento di Berlusconi e Salvini nei suoi confronti dopo l'exploit nei sondaggi?
«Francamente no, anche se la sinistra prova in tutti i modi a farci litigare. Basta vedere come era titolato il sondaggio di Pagnoncelli: "la Meloni a 5 punti dalla Lega". A me pare più notizia che io sia a un punto da M5S e a un punto e mezzo dal Pd».
Maschilismo?
«Rapporti sempre schietti e consapevolezza che sulle questioni fondamentali ci siamo tutti».
Lei però sta rubando voti all'uno e all'altro.
«Fdi ha sempre avuto un potenziale tra il 12 e il 15%, che è poi quello della vecchia An, ma finché eravamo piccoli, a rischio di non superare le soglie di sbarramento, era difficile ottimizzare il consenso perché gli italiani non amano rischiare di buttare via il loro voto. Oggi stanno rientrando a casa molti voti cosiddetti utili. La cosa che nessuno ha voluto notare del sondaggio di Pagnoncelli comunque è che la parte più significativa della crescita arriva dagli indecisi e dagli astenuti».
Cosa li ha riavvicinati?
«La coerenza e il fatto di essere quasi gli unici a non aver mai votato la fiducia a Conte».
Cosa pensa del Parlamento che ha mandato alla sbarra Salvini?
«È spaventoso, apre un precedente drammatico. Da adesso ogni ministro sa che può essere processato non per avere violato la legge ma per aver fatto cose contrarie a quello che vuole la sinistra. Nessuno è più al sicuro, nessuno è più libero di eseguire il mandato dei cittadini, perché non dimentichiamoci che Salvini era stato votato per fare quello che stava facendo».
Ogni ministro non di sinistra?
«Precisazione opportuna. Fino a qualche tempo fa anche io pensavo "male non fare, paura non avere". Oggi guardo i sondaggi al 18% e mi dico: "Giorgia, la prossima nel mirino sarai tu". Chissà cosa si inventeranno».
E del caso Fontana cosa pensa?
«Che se avesse la tessera del Pd metà dei suoi problemi sarebbero già risolti. Lui è indagato per aver fornito dei camici che la Regione non ha pagato. La Regione Lazio ha pagato dodici milioni di euro per mascherine mai consegnate e Zingaretti è lì giulivo a dar lezioni. Ma se fosse un magistrato, lei quale fatto riterrebbe più grave?».
È stata lapidata su internet per la sfuriata contro Conte in Parlamento, dove la veemenza l'ha quasi trasfigurata.
«Quelle invece non sono cose importanti. In effetti in certe foto ero orrenda. Quando ho visto il fotomontaggio in cui mi hanno messo il corpo dell'incredibile Hulk o sul corpo delle bambine di Shining, ho riso per ore. In effetti me la sono presa troppo; è che Conte...».
È elegante ma poco galante verso le donne?
«Non è questione di donne. Un premier non può ridere in faccia all'avversario, è una mancanza di rispetto totale. La cosa che mi dà più fastidio non sono le prese in giro ma il fatto che la sinistra non mi riconosca mai l'onore delle armi. Sempre a darmi della borgatara, della incompetente, di quella che non sa di cosa parla. Invece a me pare di aver mostrato in questi anni molta più competenza di certi governanti».
Questo destino la accomuna agli altri leader del centrodestra...
«Accomuna tutti, leader ed elettori del centrodestra. La sinistra caviale e champagne ritiene di elevarsi disprezzando le persone comuni».
Il fatto di essere donna è un vantaggio adesso?
«Charlotte Witton, la sindaca di Ottawa negli anni Sessanta, diceva che una donna deve fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere considerata la metà. Poi aggiungeva anche che però non è così difficile».
Ma erano gli anni Sessanta...
«Non è che sia cambiato poi così tanto. Per farti prendere sul serio devi lavorare tre volte tanto e fare meno errori. Poi però ci sono anche i vantaggi. Essere sottovalutati in politica alla lunga può convenire».
Non è strano che la prima donna leader di partito in Italia arrivi dalla destra e non dalla sinistra?
«No, è normale, anche la prima leader sindacale donna arrivava dalla destra, come la prima direttrice di un quotidiano politico. La destra, non avendo mai sconti, è per selezione naturale più meritocratica».
Le quote rosa però sono di sinistra...
«Ma quelle non aiutano le donne, anzi La perfetta fotografia di quello che la sinistra pensa delle donne l'ha scattata Eugenio Giani, il candidato del Pd alla Regione Toscana, quando parlando della sua rivale, Susanna Ceccardi, ha detto che sta al guinzaglio di Salvini. La sinistra è per le donne, ma solo se si affermano grazie a un uomo. L'ha detto anche Renzi, quando ha definito il suo partito femminista perché aveva nominato la Boschi e la Bellanova. Gentile concessione del maschio».
Ma perché una donna è contro le quote rosa?
«Perché è meritocratica. Il tema della presenza femminile non lo risolvi con le quote rosa, perché intervengono al punto d'arrivo e alla fine favoriscono spesso persone meno preparate di altre solo perché donne. Non sarà un caso se oltre alla Boldrini l'unica donna che si ricordi a sinistra è Nilde Iotti, personaggio del secolo scorso».
Nel suo partito c'è riguardo perché lei è donna?
«No, mi spremono come un limone, ma è naturale. Poi certo, sono benvoluta, almeno spero, ma non penso perché donna».
E allora perché?
«Ci sono due modi di esercitare la gerarchia: facendo paura o facendosi ben volere. Io cerco di optare per la seconda strada».
Ci sono vocine che mi dicono che tra le sue specialità non mancano gli shampoo...
«Sono spigolosa e ho un carattere tremendo. Piena di manie, potrei quasi dire ossessioni. Pretendo che mi si presentino solo testi giustificati o scritti in stampatello. Sono puntigliosa e pretenziosa, e nelle giornate nere divento insopportabile. C'è da dire però che a quel punto almeno tendo a isolarmi».
Sì d'accordo, ma i difetti veri sono altri...
«Per esempio?».
Come sta messa a nepotismo: un partito al 18% deve allargarsi a contaminazioni esterne...
«Fratelli d'Italia sta lavorando alla pratica. La candidatura di Fitto in Puglia ne è la prova».
Ma Fitto è da sempre nel centrodestra...
«Se hai un progetto di governo devi aprirti e saper intercettare e dialogare anche con personalità esterne. Ma sarebbe sbagliato mortificare il lavoro che, con me, ha fatto l'attuale classe dirigente di Fdi. Dietro di me ci sono persone che valgono anche più di me e che non metterò da parte per qualche sconosciuto dal nome altisonante. Non inseguo nomi o figurine per avere titoli di giornale».
Porte chiuse o semiaperte dunque?
«Spalancate alle buone idee e alle persone coraggiose che hanno a cuore la difesa dell'interesse nazionale italiano. Cosa non sempre scontata. Abbiamo avuto intere classi politiche che si sono vendute agli interessi stranieri».
Un altro difetto che le rimproverano è di essere un po' romanocentrica...
«Ma se ho mezza famiglia a Lissone e giro l'Italia come una trottola».
Però non ama l'autonomia...
«Un'altra polemica strumentale e falsa. Nel 2018 il centrodestra ha firmato un programma dove ha risolto la questione, difendendo il tema dell'autonomia e collegandola all'introduzione del presidenzialismo. E poi, mi scusi, se non sono mai esistiti i testi per realizzare l'autonomia, come possiamo essere stati contrari nel merito?».
Salvini l'ha superata a destra e lei l'ha dribblato puntando al centro: è dovuta anche a questa la crescita di Fdi?
«Un'altra balla. Si è fatto un gran discutere perché ho detto che speravo che Conte a Bruxelles si sarebbe fatto valere. Ma da patriota è un discorso normale. Tiferei Italia anche se il premier fosse il mostro di Loch Ness. È a sinistra che esultavano quando consegnavano un avviso a comparire al premier in mondovisione al G8. Io invece guardo prima all'interesse nazionale, i panni sporchi si lavano in casa».
Lei però è più moderata...
«La moderazione in Italia è sinonimo di inciucio, termine dal quale rifuggo. Io ho posizioni nette e le difendo con forza. Certo, poi ritengo che l'istituzione vada rispettata e che la politica implichi serietà e la giusta aplomb, visto che rappresentiamo milioni di persone».
Il suo ultimo intervento in Parlamento era sopra le righe però: perché il prolungamento dei pieni poteri di Conte l'ha infervorata così?
«Sopra le righe ma serio, nonostante il tentativo della sinistra di trasformarmi in una macchietta. Ero furente perché è liberticida tenere i pieni poteri dicendo, in sostanza, che non lo si fa per ragioni sanitarie. Conte lo ha fatto solo perché ha capito che l'emergenza perenne, anche solo nominale, lo aiuta a mantenere consenso, e poi per far sì che il governo continui a farsi gli affari suoi. Per capirci, in pieno lockdown hanno approfittato della distrazione generale per fare circa 300 nomine nelle società pubbliche».
È stato criticato anche da costituzionalisti di sinistra...
«Mi fa piacere che anche lì sia rimasto qualcuno, invero pochi, che ha capito che, se continuiamo ad abbattere tasselli dello stato di diritto per fare gli interessi del potente di turno, devastiamo il futuro della nazione. Se il 29 luglio, giorno della nascita di Mussolini, un premier di destra avesse chiesto la proroga dello stato d'emergenza, la sinistra avrebbe chiamato i caschi blu dell'Onu».
Quanto durerà il consenso di Conte?
«Fintanto che l'Italia non riaprirà e si potrà vedere in che stato il premier l'ha ridotta».