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Sondaggio Demos, con Pd e M5s aumenta il razzismo. Il confronto con la Lega al governo

Andrea Morigi
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 Fino a quando al governo c'era la Lega, nel settembre 2018, il tasso di razzismo percepito dall'opinione pubblica italiana si attestava su una soglia del 47%. Meno della metà degli intervistati ne aveva contezza. Quasi due anni più tardi, ripresi gli sbarchi e regolarizzati gli immigrati clandestini, quella percentuale ha compiuto un balzo fino al 60 per cento. Per il governo rosso-verde attualmente in carica non è esattamente un risultato entusiasmante perché dimostra che l'intolleranza cresce quando comanda la sinistra. Ma si potrebbe sempre sostenere che il sondaggio che lo certifica, condotto da Demos & Pi e pubblicato ieri dalla Repubblica, ha raccolto quanto era stato seminato dalla propaganda xenofoba "salviniana". Che è sempre il modo più sbrigativo di cavarsi d'impaccio quando non si è disposti ad ammettere l'inefficacia della propria azione. Magari promettendo che, se dovessimo sorbirci ancora un ventennio di grillini ed ex comunisti ai vertici delle istituzioni, le discriminazioni in base all'etnia scompariranno, a mano a mano che si estingueranno anche gli italiani che sono tali da qualche generazione. Invece no.

 

 

 

 

Il razzismo è un dominio esclusivo del Pd e dei Cinquestelle. L'88% dei primi aderisce almeno idealmente e in qualche caso ha partecipato alle manifestazioni Black Lives Matter. Meno compatta, con un 77%, la condivisione dei secondi. I due gruppi politici, se il razzismo non ci fosse, lo dovrebbero inventare. Anzi, lo evocano per trovare un collante ideologico, che si rivela comunque piuttosto adesivo anche nei confronti degli elettori di Forza Italia, ancora più sensibili dei pentastellati (78%) alle proteste per i sacrosanti diritti civili dei neri. Probabilmente i berlusconiani non saranno favorevoli a ribaltare le sculture di Cristoforo Colombo e nemmeno dei Mori di Venezia o a lanciare accuse indiscriminate di suprematismo bianco. Poi sarà interessante verificare come decideranno di schierarsi i moderati di fronte alle invettive lanciate l'altroieri da Leon Pappalardo, figlio 15enne della giornalista Selvaggia Lucarelli, contro il leader della Lega Matteo Salvini, il quale si è sentito apostrofare così: «Volevo ringraziarla per il suo governo omofobo e razzista», da un adolescente condotto dalla genitrice al Gay Pride di New York già nel 2016. «Si, dai, anche un po' fascista», gli ha risposto l'ex vicepremier. «Lei vuole il male delle persone che arrivano da altre nazioni», ha aggiunto, di rimando, il ragazzo. Può essere, lo rileva il sondaggio di Repubblica, che fra le generazioni più giovani abbiano fatto maggior presa la propaganda e perfino i luoghi comuni. Otto ragazzi su dieci sembrano disposti a qualche forma di mobilitazione per contrastare un fenomeno che peraltro non hanno conosciuto, essendo vissuti in una società multiculturale. «Naturalmente, dichiarare l'esistenza d un problema non significa che quel problema esista davvero», commenta Ilvo Diamanti sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Con una genuflessione, comunque, pare che si sistemi tutto, anche le supposizioni, le costruzioni e le costrizioni ideologiche.

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