Lucia Azzolina nel mirino, voci sul rimpasto: il Pd vuole la sua testa, "non si capisce come possa occuparsi di scuola"
"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi", c'è del gattopardismo e aria di rimpasto nelle prossime mosse del Nazareno per tenere ancora in vita il governo guidato dal premier Giuseppe Conte. Nicola Zingaretti lo dice da settimane che per le regionali sono necessarie delle alleanze, per superare i "tafazzismi" del M5s, Conte ci sta ma è un accordo che non basta per tenere in piedi la maggioranza. Bisogna mettere mano al governo e cominciare a rimpastare, un classicone dei democratici abituati a chiedere cambi di ministri e sottosegretari. I posti più a rischio, come anticipa il Messaggero in un indiscreto, sono quelli della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che sino ora non ne ha azzeccata una e poi altri "inadeguati" grillini: Nunzia Catalfo (Lavoro) e Paola Pisano (Innovazione), sarebbe indispensabile cambiarne alcuni, nessuno ad esempio riesce a capire come Azzolina possa occuparsi di scuola. Però tocca a Conte trovare il coraggio di farlo".
"Che il governo sia deboluccio a causa dell'incompetenza di diversi ministri 5Stelle è evidente a tutti", dice un alto dirigente dem, "e se si poteva provare ad andare avanti in una situazione tranquilla, ora non si può più: quando il mare è in burrasca, e la crisi economica e sociale è più che un tornado, serve un timoniere esperto e un equipaggio in grado di governare la nave, altrimenti si fa naufragio".
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Insomma va bene a non far crollare il governo tanto più, e ne sono convinti al Nazareno, che come ha detto Conte "chi lo farà cadere pagherà un prezzo altissimo" ma serve mettere qualcosa sul piatto della bilancia. "Sarebbe indispensabile cambiarne alcuni, nessuno ad esempio riesce a capire come Azzolina possa occuparsi di scuola. Però tocca a Conte trovare il coraggio di farlo". Dunque bisognerebbe aprire la crisi e convincere i grillini ma "se togli Azzolina, Pisano e Catalfo poi chi ci metti? Tra i grillini non ci sono persone con adeguata competenza. In più sarebbe necessario inserire anche gente nuova del Pd per dare un segnale di cambiamento e si rischierebbe di aprire uno scontro interno", dice al quotidiano di via del Tritone un ministro dem. E si pensa persino ad un entrata nel tavolo del consiglio dei Ministri del segretario Zingaretti, però significherebbe andare a votare nel Lazio perché i due incarichi sarebbero incompatibili a meno che non propone un altro ministro non si pensi ad un incarico di "vicepremier" stando attenti però a non far retrocedere Dario Franceschini.
Intanto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando in un'intervista al Corriere della Sera sul rimpasto assicura: "Non siamo interessati a discutere di organigrammi, ma di cose da fare. Conte si rafforza aiutandolo tutti a sciogliere i nodi e a cambiare passo sui dossier, da come utilizzare i fondi Ue, alla scuola, con la massima costruttività e lealtà". Sulla tenuta della tregua tra Zingaretti e Conte, "abbiamo raccolto una disponibilità al confronto a 360 gradi. Si è stabilito un metodo e si sono definite delle tappe sui dossier aperti, quel che chiedevamo quando abbiamo posto il tema degli Stati generali dell'economia", dice Orlando. In merito alle Regionali, e all'appello del premier al M5s, "entrare in campagna elettorale mentre il governo è chiamato ad affrontare grandi difficoltà, con le forze politiche che lo sostengono in competizione tra loro, non è il migliore degli scenari", commenta Orlando. "Conte ha dato una scossa salutare, e per noi, fino all'ultimo momento utile, la porta per l'allargamento delle coalizioni è sempre aperta". Quanto ai sondaggi di Palazzo Chigi, "più dei sondaggi, che in autunno possono cambiare, per Conte e per noi, c'è il problema della vita reale degli italiani. Questa è la spinta che ci muove", conclude Orlando.