Giuseppe Conte e Zingaretti, l'accordo sulla riforma elettorale. Retroscena: "Non dobbiamo consegnare l'Italia a Salvini"
Nel governo degli equilibrismi, in cui non si riesce a trovare un accordo sul Mes, ci si scontra sul decreto Semplificazioni e tutte le riforme sono al palo, l'unico fronte comune di lotta è contro il leader della Lega Matteo Salvini.
Il terreno che vede lottare insieme Partito democratico e Movimento 5 stelle è quello della riforma elettorale, anche perché con l'attuale sistema elettorale il leader del Carroccio avrebbe strada spianata. Una via che vogliono, nemmeno a dirlo, ostruire il premier Giuseppe Conte e il segretario dei democratici Nicola Zingaretti.
Se si andasse a votare domani il Rosatellum, attuale sistema elettorale, permetterebbe e a chi governa di farlo con circa il 60% dei seggi. Per Zingaretti che continua a ripetere da giorni "non dobbiamo consegnare il Paese a Salvini" sarebbe la debacle totale, ma non solo sua anche del fronte degli europeisti e antipopulisti. La Lega al nord potrebbe avere in mano la quasi totalità dei collegi uninominali ed essere quindi irresistibilmente attrattiva per i grillini incerti che al Senato già da giorni stanno transumando al gruppo del Carroccio.
In questo panorama il premier Giuseppe Conte, nonostante le rassicurazioni del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, "un cambio del premier non è all'orizzonte" è sempre più indebolito. Il premier ha detto che sarebbe sarebbe meglio che Pd e M5S andassero assieme alle elezioni locali. Una frase che Zingaretti nemico dei "Tafazzi" ha apprezzato, sperando in un'alleanza in Liguria per buttare giù il governatore del centrodestra Giovanni Toti.
Intanto Matteo Renzi oggi ha ribadito che "la priorità della politica deve essere la crescita, non la legge elettorale. Se vogliono mettere mano alla legge elettorale, per noi di Italia Viva il messaggio è molto chiaro: si faccia una legge maggioritaria, in modo che la sera delle elezioni si sappia chi ha vinto". Lo scrive Renzi nella sua ultima enews. «Io non considero una priorità la legge elettorale. Ma se proprio deve essere discussa, noi continuiamo a essere per l'unica legge elettorale che funziona, quella dei sindaci. Preferirei, tuttavia, vedere il Parlamento discutere di cantieri e non di collegi", aggiunge il leader Iv. Emanuele Fiano (Pd) ricorda a Renzi gli impegni elettorali presi: "Questo governo esiste anche perché c'è un accordo: taglio dei parlamentari e nuova legge elettorale a garanzia della dialettica democratica. Il taglio dei parlamentari si è votato, la legge elettorale no. Ne abbiamo già discusso per cinque mesi e Italia Viva ha proposto e sottoscritto l'attuale testo. Ora votiamolo in fretta".