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Silvio Berlusconi, l'audio del giudice Amedeo Franco che cambia la storia: "La condanna del 2013 pilotata dall'alto, uno schifo"

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La condanna al carcere di Silvio Berlusconi nel 2013 era "teleguidata". Lo spiega in un audio choc il giudice Amedeo Franco, relatore della sezione feriale della Cassazione presieduta dal magistrato Antonio Esposito che emise quella sentenza. Le carte sono in mano al collegio difensivo dell'ex premier, che comprende Franco Coppi e Niccolò Ghedini, e Il Riformista ne ha anticipato il contenuto, mentre l'audio del giudice Franco è stato mandato in onda da Nicola Porro a Quarta Repubblica.

 

 

 

Nell'agosto 2013 il leader di Forza Italia venne condannato a 3 anni e 8 mesi per frode fiscale per la vicenda Mediaset-Agrama, e da lì derivo poi la sua esclusione dal Senato per effetto della Legge Severino. Le conseguenze umane (dovette scontare i servizi sociali) e politiche sono note. Ma ora è una sentenza del Tribunale civile di Milano a ribaltare, nel silenzio generale e in modo clamoroso, quella sentenza  penale, riconoscendo la legittimità dell'affare tra Mediaset e il mediatore Agrama nella compravendita dei diritti di film americani ed escludendo il reato di appropriazione indebita per Agrama avanzato dalla difesa  dello stesso Berlusconi, che pretendeva un risarcimento. Una battaglia in punta di diritto, un cortocircuito in toga. A questo quadro si aggiunge l'audio del giudice Franco, in una registrazione ambientale avvenuta con lo stesso Cavaliere alla presenza di testimoni e registrata proprio per questo: "Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero. Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo". Franco, morto nel maggio 2019, chiamava in causa il presidente di sezione Esposito, già al centro di note polemiche: sarebbe stato "pressato" per pilotare la sentenza puntando sul fatto che suo figlio anch’egli magistrato era indagato dalla Procura di Milano per "essere stato beccato con droga a casa di...". Franco si mostra amareggiato: "Si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perché ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità, perché non… non… non è questo, perché io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica". "Tutti i miei colleghi - concludeva il giudice - e anche i suoi che pure non la supportano sono convinti che questa cosa sia stata guidata dall'alto"

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