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Giuseppe Conte, il retroscena: "Raffica di nuove nomine". Governo in bilico salvato dalle poltrone?

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Altro giro altro regalo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte,  ogni giorno ha in mano il pallottoliere per fare i calcoli con i numeri della sua coalizione. Conti che non sempre tornano ma che potrebbero quadrare con un democratico valzer di nomine in diverse partecipate del Tesoro.

A Palazzo Madama la coalizione è scesa sotto quota 161, soglia minima per approvare i decreti di bilancio, con la senatrice pentastellata Alessandra Riccardi che ieri ha lasciato e che ora è in quota Lega. Restano sei senatori da tenere in piedi e due sono senatori a vita. I malumori salgono perché tutto è fermo e di Conte, come scrive nel suo indiscreto Francesco Verderami  sul Corriere della Sera, si fanno beffa persino i suoi ministri che lo trattano come un compagno di scuola “Che fa Conte? E’ in conferenza stampa?”.

 

 

 

 

Le correnti, gli spifferi, il piano Rinascita fermo al palo, il Semplificazioni  che slitta,l’inserimento nel decreto Rilancio di una norma, che Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) aveva definito già “scandalo istituzionale” che consente al ministero dell’Economia di poter saltare a pié pari le norme scritte in sede di Bilancio dalle Camere. Previsioni economiche pessime, il resto è tutto fermo ma qualcosa invece si muove decine di posti in società controllate dalle grandi partecipate che Conte è pronto ad offrire in cambio di fedeltà. 


Bocconi prelibati da Reti ferroviarie a Rai way, nomine bilanciate con il manuale Cencelli per non scontentare nessuno, un po’ a te, un po’  a  me. E magari per sedare quello scontro interno sull’Iva che non si è affatto placato, un taglio che andrebbe fatto con lo scostamento di bilancio, che verrà richiesto a breve, nella mini manovra di luglio e non, infilarlo, come vorrebbe il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, nel Recovery Plan d’autunno. 
 

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