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Raffaele Di Monda e il progetto Reset: "Svecchiare la classe politica italiana e largo a governanti competenti"

Giuliana Covella
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Svecchiare la classe dirigente italiana e campana per far posto a governanti «competenti» capaci di cambiare radicalmente il volto delle nostre città. Il pensiero è quello di Raffaele Di Monda, avvocato partenopeo, che ha appena fondato a Napoli «Reset Il Governo che Vorrei», un contenitore di idee nazionale che mira a portare alla guida del Paese «professionisti al servizio della politica». 

Perché ha dato il nome «Reset» a questo nuovo progetto? 
«Reset nasce dalla volontà di eliminare tutto ciò che c’è stato nel passato. Di eliminare cioè un concetto culturale di politica che è stato basato sull’accaparramento del voto. Vorrei invece che le scelte future fossero indirizzate alle competenze dei nostri governanti».
Cosa intende per competenze? 
«Basta guardare i curriculum vitae dei nostri attuali politici. Sono inadeguati. Un esempio? L’attuale ministro della salute (Roberto Speranza, ndr) ha ricoperto tra le altre cariche quella di consigliere comunale. Non ha nessuna conoscenza della materia né competenze».
Da qui la promozione di una scuola di formazione politica? 
«Per la precisione è una scuola di formazione dell’uomo della politica. Partirà tra ottobre e novembre e si svilupperà in corsi di tre livelli destinati ai consiglieri municipali e comunali; regionali; infine a deputati e senatori. Sarà svolto da persone qualificate come avvocati o ex rappresentanti delle istituzioni come un ex sindaco che terrà lezioni di Diritto amministrativo. Prevede inoltre anche corsi di lingua inglese, perché è impensabile ad esempio che l’attuale ministro degli esteri (Luigi Di Maio, ndr) non conosca nemmeno una lingua straniera. Insomma cercheremo di fornire una conoscenza e gli strumenti adatti ai giovani che aspirano ad entrare in politica». 
Qual è il suo appello ai partiti per le candidature delle prossime tornate elettorali? 
«Quello di negare l’accesso a chi non ha competenze. Basta scorrere i nomi delle liste per le regionali per renderci conto che non esistono queste competenze. Invece bisogna poter scegliere in base a delle qualità. Questo significherà un cambiamento radicale della società».
Lei si candiderà? 
«No, assolutamente. Non ci sono le condizioni. Ma il progetto di “Reset” è nazionale e se cambiano le cose, chissà».
Chi vedrebbe come candidato a sindaco di Napoli? 
«Oltre me? Un uomo o una donna che nel corso degli ultimi 10-15 anni abbia dato un senso di appartenenza alla città, che avesse già un’idea di come affrontare i 5 anni che si approssimano. Poi vorrei che tutti formassero e presentassero la squadra di governo della città prima del voto, una squadra con cui si è coordinato un programma elettorale». 
Perché questa scelta prima di andare alle urne? 
«Perché non ci siano più a spartizioni del potere dopo le elezioni. I continui cambi avvenuti in questi anni sono il simbolo di un assestamento per non far cadere il sindaco. Vorrei invece un sindaco capace di aggregare le forze sane di questa città, a partire dai liberi professionisti che non si schierano».
Un pronostico sul risultato delle prossime elezioni regionali in Campania? 
«In questo momento Vincenzo De Luca è in vantaggio, ma la campagna elettorale è ancora lunga».

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