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Sergio De Gregorio, l'estorsione al barista bengalese. I pm: "Caratura criminale e scaltrezza eccezionale"

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Una vita ordinaria solo in apparenza quella di Sergio De Gregorio. L'ex senatore del Popolo della Libertà infatti viene definito un vero e proprio "stratega" e "punto di riferimento indiscusso" di un gruppo dedicato alle estorsioni e al riciclaggio. Circostanze che lo hanno mandato nella giornata di mercoledì 3 giugno dritto dritto, con altre otto persone, a Regina Coeli. De Gregorio, come ricorda Il Corriere della Sera, avrebbe veicolato minacce, intimidazioni e pressioni su piccoli imprenditori locali ai quali avrebbe estorto decine di migliaia di euro poi reinvestiti - riciclati per i pm - in sue società. Ma non finisce qui, perché cooperando con alcuni amici avrebbe anche estorto ottantamila euro a un barista bengalese e al titolare indiano di una taverna nel centro storico di Roma, subito dirottando i proventi verso la Apron srl e l'Italia Global Service srl.

"Sì Piero - diceva nelle intercettazioni ora in mano agli inquirenti - ma io chi sono te l'ho dimostrato in un'altra occasione che tu ricorderai sicuramente. Io quando mi devo assumere le responsabilità me le assumo ma per le ca... non voglio rimanere con il piede dentro quindi oggi ho fatto una cosa importante... ho tolto di mezzo le cose che non era giusto che andassero di mezzo per tutti quanti noi... poi capirai a seguire quanto era importante". Colloqui che lasciano ben poco all'immaginazione dove De Gregorio vantava di aver messo su "una efficiente, collaudata e riservata rete di comunicazioni e connivenze".

 

 

Secondo la gip Antonella Minunni l'ex senatore non è altro che una figura di primissimo piano, in grado di "risolvere le questioni sorte all'interno del gruppo" e "suggerisce ogni volta le strategie difensive". E ancora, "recidivo, avendo riportato condanne per corruzione in atto contrario ai doveri d'ufficio ha una caratura criminale e scaltrezza davvero eccezionale".

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