Alla luce del verminaio scoperchiato dalle intercettazioni di Luca Palamara e dei suoi amici magistrati, la riforma studiata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede solleva un dubbio: il grillino, già travolto dallo scandalo delle scarcerazioni facili per i boss mafiosi e dalle accuse del procuratore Nino Di Matteo, pare non aver capito un granché di quello che accade nel Csm e e toghe italiane.
Palamara, Patronaggio e Csm, Renato Farina: "Mattarella, come fa ad accettare la riforma di Bonafede?"
Facciamo due nomi di siciliani. 1) Sergio Mattarella. 2) Luigi Patronaggio. Il numero uno lasciamolo per qualche minuto ..."Ventiquattro articoli, un profluvio di commi e di rimandi a volte oscuri, e un risultato finale fin troppo chiaro: dare ancora più potere al Consiglio superiore della magistratura", sintetizza caustico Luca Fazzo sul Giornale. Grazie alla riforma, il Csm avrà un potere-chiave: "Controllare di fatto la vita delle Procure della Repubblica". Occhio all'articolo 3: "Di fatto - spiega Fazzo -, al Csm viene dato un potere di supervisione e di controllo sul funzionamento degli uffici che rappresentano la pubblica accusa sul territorio, compresi gli strumenti che garantiscono di fatto il controllo delle inchieste: 'i criteri di assegnazione dei procedimenti' e i 'criteri di priorità nella trattazione degli affari'". Addio, dunque, alla piena autonomia per i capi delle Procure. Ovviamente, nelle riforme non c'è spazio per la separazione delle carriere. Di più: "Nel nuovo meccanismo elettorale del Csm, scompare la divisione tra le due categorie: finora i pm eleggevano i pm, i giudici eleggevano i giudici. Ora si parla solo di 'magistrati', come a rafforzare il principio che accusa e sentenza facciano parte dello stesso lavoro". Sarà lieto Piercamillo Davigo, sempre più ministro-ombra.