Silvio Berlusconi avverte Salvini e Meloni: "Mes, rifiuto incomprensibile. E attenzione alle tasse della sinistra"
Silvio Berlusconi, per far fronte all'emergenza coronavirus e alla crisi economica che seguirà, ha una ricetta tutta sua. "Quello che stiamo vivendo è molto diverso da una guerra, perché deriva da una causa esterna, la malattia, che altera radicalmente e bruscamente il funzionamento del mercato". E per combatterla c'è una sola strada percorribile: "Stato e Europa - spiega nella lunga intervista di Alessandro Sallusti sul Giornale - devono accettare di fare molto deficit per inondare di liquidità l'economia reale e salvarla dal tracollo". Ma i rischi sono dietro l'angolo. Per il leader di Forza Italia, infatti, "una parte della sinistra non vede l'ora di sfruttare questa crisi per una campagna di nazionalizzazioni e un forte aumento della tassazione". Ma guai anche solo a pensarci, "si esce anche con un radicale taglio alla burocrazia, in modo da favorire il lavoro e l'impresa, cominciando dalla sospensione del codice degli appalti e dall'abolizione del regime delle autorizzazioni preventive. Si esce infine con un grande piano-casa e un grande piano-infrastrutture, finanziato principalmente con le risorse europee della Bei, la Banca Europea per gli Investimenti". L'Ue dovrà dunque avere un ruolo centrale, così come il governo che per ora "sta facendo troppo poco e troppo tardi".
"Lo farei. E subito". Mes, la ricetta-Briatore che fa godere Berlusconi: da Giletti, nessun dubbio
Secondo il Cav bisogna aiutare immediatamente le aziende, nonché quei settori più colpiti "su cui si basa l'immagine dell'Italia nel mondo": dal turismo alla cultura, fino a cibo, arte e moda. Berlusoni ha proposte per tutto, anche per il problema liquidità. "Bisogna erogare subito alle imprese un 2025 per cento dell'importo richiesto, massimo in 5 giorni con un'autocertificazione semplice, che non coinvolga penalmente le banche". Una chiara frecciatina a Giuseppe Conte e compagni, rei di complicare maggiormente la già difficile situazione. Ma Berlusconi non risparmia critiche neppure ai suoi alleati di centrodestra, con i quali è nato un vero e proprio dibattito sul ruolo dell'Europa. "Penso che non si debbano avere atteggiamenti di sudditanza verso questa - mette le mani avanti -, ma neppure di contestazione pregiudiziale. L'Europa siamo anche noi e sta a noi lavorare perché l'Unione Europea faccia la sua parte nell'interesse di tutti. È naturalmente, prima di tutto, un compito del governo italiano, ma ognuno deve fare la sua parte. Mi pare - prosegue - che l'Europa, dopo qualche incertezza iniziale, si stia muovendo correttamente".
Un elogio anche alla Bei, che dal canto suo "ha messo in campo un fondo in grado di garantire prestiti alle imprese, su base europea, fino a 200 miliardi". Per non parlare della Banca Centrale Europea che "ha portato a 1100 miliardi la capacità di acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri, e ha già annunciato di acquistare entro l'anno 220 miliardi di titoli italiani". Eppure non la pensano allo stesso modo Matteo Salvini e Giorgia Meloni che sul Mes sembrano non nutrire dubbi: non va utilizzato. "ll loro rifiuto - ammette il Cav - mi risulta incomprensibile, proprio perché sono sicuro del fatto che i nostri alleati del centrodestra non hanno nulla a che fare con un disegno strumentale antieuropeo. Del resto però è solo un disaccordo su un punto specifico, che non mette in pericolo l'unità della nostra coalizione. Una coalizione fra diversi, con un buon programma comune per l'Italia".
Anche se per Berlusconi il Meccanismo europeo di stabilità è vitale, in quanto si tratta di "una linea di credito con tassi di interesse vicini allo zero per finanziare le spese sanitarie", gli screzi non porteranno gli azzurri dalla parte del Conte bis. "Con questo governo e con questa maggioranza escludo la possibilità di fare accordi politici - dice una volta per tutte -. Noi ci stringiamo intorno alle istituzioni, quindi proviamo a dare una mano nell'emergenza a chi ha il compito di guidare il governo, chiunque sia. Questo non ha alcun significato politico".