Mes, trappola per il governo: il prezzo del "no"? Seicento milioni all'anno o la patrimoniale
Niente ricorso al Mes: un prestito senza condizioni, se non quella della destinazione delle risorse. Lo avrebbe deciso il governo Conte. Lo scrive il Giornale. La novità è che questi finanziamenti saranno sostituiti da un rosso di bilancio ancora più pronunciato rispetto agli annunci. Il dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) nei giorni scorsi si è concentrato sulla primogenitura. Il premier Giuseppe Conte ha tirato in ballo il governo di centrodestra del 2011. Ieri Fratelli d'Italia ha pubblicato la relazione del ddl del 2012 che lo recepiva nel quale l'allora premier Mario Monti specificava come quello approvato "fosse in una nuova versione che supera quella sottoscritta l'11 luglio 2011 (che non è stata avviata a ratifica in nessun Paese dell'Eurozona)".
Confermata quindi l'adesione a due dei quattro strumenti che l'Ue ha messo in campo ("cassa integrazione europea, ai 200 miliardi della Bei e anche alle altre possibilità che l'Europa ha deciso in queste settimane", ha spiegato il viceministro dell'Economia, Misiani del pd). Difficile capire il «no» al Mes, anche dopo le parole del presidente dell'Europarlamento David Sassoli, esponente del Pd anch'egli. "L'Eurogruppo ha sospeso il Mes e ha detto, quei soldi devono essere messi a disposizione di tutti per l'emergenza sanitaria. Per cui stare a discutere sul Fondo salva stati è inutile: è sospeso, non c'è più, è un dibattito solo italiano", ha commentato. La scelta del governo può anche avere delle ripercussioni pesanti sui conti. "Parificando il prestito del Mes a un Btp a 10 anni, potremmo pagare fino a 600 milioni all'anno di interessi", spiega Maurizio Mazziero, fondatore di Mazziero Research. Altrimenti per finanziarlo potrebbero servire operazioni creative come un prestito forzoso o la patrimoniale.