Che fine ha fatto Beppe Grillo in tempo di coronavirus?
Sarà che “l’essenziale è invisibile agli occhi” come diceva il Piccolo principe, ma una domanda oggi, nell’ora più buia, attraversa la politica italiana: dove cacchio è Beppe Grillo?
In un momento di coprifuoco, di emergenza sanitaria pandemica e di necessaria torsione della democrazia, be’, ci aspettavamo la voce tonante, il plauso o la critica, insomma l’indirizzo del Garante del Movimento 5 Stelle. Urgeva l’opinione del nostro Churchill sottotraccia. Eppure, finora, nulla. Qui parlano tutti (epidemiologi, sociologi, sottosegretari, preti, soubrette: molti dei quali con raro senso del pleonasmo) tranne Grillo. L’oracolo di Beppe, il suo Blog multitasking fino a pochi giorni fa aveva sfruculiato quotidianamente i temi più poderosi: roba tipo i semafori anti-rumore, il dibattito su “la pornografia fa male?” e sull’importanza del “calcio sociale”, il futuro dei magazzini di stoccaggio visti attraverso i robot che “possono muoversi a 11 km orari”. Poi, però, visto il progressivo monopolio del Coronavirus sull’informazione, anche il sacro Blog ha cominciato ad addentrarsi nell’argomento. E così, il 26 febbraio Grillo è apparso in foto sui social, una mascherina a forma di cervello sul volto, in un invito a “filtrare” l’informazione dopo le dichiarazioni del governatore Zaia sui cinesi che mangiano i topi. Dopodiché, quel che era il suo tazebao virtuale, s’è gradualmente trasformato in un aggiornato bollettino sul Coronavirus. Bollettino che spazia dal report dell’Istituto Superiore della Sanità sulla letalità del Covid19 al numero dei contagiati e dei morti; dal software californiano che supporta i medici nello studio del virus allo chef che distribuisce pasti gratuiti per sostenere l’economia azzoppata; a Huawei che “dona 200mila mascherine e tecnologia per gli ospedali” (lo fanno in molti, chissà perché poi si cita solo Huawei…). Sono argomenti giornalisticamente impeccabili, ma niente di diverso rispetto a quanto fornito dai media ufficiali di cui Grillo, da sempre, è il naturale contraltare.
Ed è proprio questo il punto. La presenza del comico non sta affatto fiammeggiando -come è usanza- nel dibattito politico. Il pungolo è lasciato a Vito Crimi, al massimo a Toninelli oggi onestamente molto più proattivo di quando vagava come ministro. Ci si attendeva un’opinione di Grillo sulla gestione dell’emergenza – e dello scazzo, poi esaurito- tra Regioni e governo centrale; o sul falso aiuto dell’Europa che non coordina una cippa e minaccia di caricarci totalmente sul groppone la nostra manovra di 25 miliardi; o sul Mes e sulla gaffe della Lagarde che ha affossato la nostra Borsa. In particolare, io pensavo ad una scudisciata del nostro contro l’ostruzionimo dei francesi, dei tedeschi e degli austriaci nei nostri riguardi. Che poi, a dire il vero, agli austriaci ha pensato -stavolta ottimamente- il ministro degli Esteri Di Maio il quale, bloccando i loro Tir al Brennero, li ha riportati a più miti consigli; ma mi sarei aspettato un commento del Fondatore anche su questo. Ed ero in attesa di un commento di Beppe -solitamente puntuale e spietato nello scovare gli inghippi e i sottotesti dei governi e delle multinazionali- sui cinesi. Il battage soprattutto sulla tv pubblica sugli “aiuti cinesi all’Italia” ha preceduto la gara sulle forniture hi tech per il “lavoro agile” in cui è favorito il Dragone. Che così avrebbe accesso oggi a quei “dati sensibili” che gli furono preclusi mesi fa. Quest’ultima è, probabilmente, un’ansia venata di complottismo degli americani. Ma, anche su questa, da Grillo, ci saremmo aspettati un’opinione, un fiato, un chiarimento. Sul decorso del Coronavirus già ci informano già i Burioni, i Galli, i Pregliasco. Ciò che davvero ci manca ora è la presenza del fool, del buffone elisabettiano che battuteggiando dice la verità. Se, casualmente fosse anche il fondatore del primo partito d’Italia, meglio ancora….