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Monti, la maggioranza non c'è. Napolitano: "No a una fine precipitosa"

di Giulio Bucchi domenica 9 dicembre 2012

Monti e Napolitano

4' di lettura

Aria di crisi per Mario Monti ma Giorgio Napolitano prende tempo, offre un appiglio al premier, che da par suo non si lascia sfuggire l'occasione e usa Re Giorgio come "scudo". Ma procediamo con ordine. Dopo una mattinata convulsa, con il Pdl che si è sfilato dalla maggioranza del governo tecnico sia al Senato (per la votazione del dl Sviluppo) sia alla Camera (per il dl Enti locali), da destra a sinistra è sempre più insistente la voce che vuole il premier dimissionario al Quirinale. La capogruppo democratica a Palazzo Madama Anna Finocchiaro l'ha detto a chiare lettere ("Senza maggioranza Monti deve salire al Colle"), ma il presidente della Repubblica usa grande prudenza: "E' necessario cooperare responsabilmente a un'ordinata, non precipitosa e convulsa conclusione della legislatura e dell'esperienza di governo avviata nel novembre 2011". Poi il capo dello Stato ha provato ad assicurare che la tenuta istituzionale sia fuori pericolo: "Nelle prossime ore farò accertamenti". E intanto il segretario del Pd Pierluigi Bersani sembra quasi tirare il presidente per la giacchetta: "Se la posizione del Pdl verrà confermata - ha detto dopo la riunione dei capigruppo -, il presidente Napolitano troverà modi e forme per chiudere questa vicenda nel modo più ordinato possibile". Monti si nasconde - Il premier Mario Monti, come accennato, usa la figura di Napolitano e l'appoggio del Colle per restare incollato alla poltrona di Palazzo Chigi. Dopo il varo del decreto "liste pulite" in Consiglio dei Ministri, nel corso della conferenza stampa il premier ha spiegato: "Sono in contatto con il presidente della Repubblica. Attendo le valutazioni del Capo dello Stato. Le sue valutazioni hanno grande peso nelle valutazioni di un presidente del Consiglio. Non mi sembra utile - ha aggiunto Monti - anticipare da parte mia singole riflessioni individuali. Intanto facciamo il nostro normale lavoro, che non ci manca". Il professore, pur davanti all'evidenza dei numeri di una maggioranza che non c'è più, nicchia, e forte dell'appoggio di Napolitano lascia intendere di non voler fare un passo indietro, almeno non immediato. Di fatto, Monti delega le sue decisioni al Quirinale.   Le parole di Napolitano - Nel suo intervento, Napolitano ha poi spiegato che "stanno venendo al pettine nodi, antiche distorsioni non affrontate nel tempo. Questo governo non può sentirsi oltremisura carico di responsabilità per quanto sta accadendo per tutti i problemi che esplodono". Quindi il Capo dello Stato ribadisce che "c'è assoluto bisogno, in questo ultimo scorcio di legislatura, di rilanciare il senso dell'impegno comune, dell'unità nazionale, della solidarietà e della visione d'insieme delle nostre istituzioni". E ancora: "Nelle ultime settimane colgo con timore segni di spinte centrifughe del sistema politico e istituzionale, posto di fronte a iniziative che sembrano confliggere tra loro. Quel che ci unisce - ha concluso - deve essere più forte di quel che ci divide". Il "piano B" - Il governo è appeso a un filo: potrebbe avere le ore contate. Mario Monti potrebbe recarsi al Colle e, preso atto di non aver più una maggioranza in Parlamento, rimettere il suo mandato. Un'ipotesi alla quale è contrario Napolitano, che però avrebbe già pronto un "piano B". Una sorta di mossa "anti-Berlusconi": se Monti lasciasse, ci sarebbe già pronto Franco Marini. Re Giorgio, nel caso in cui tutto gli scivolasse di mano, sarebbe intenzionato ad affidare un breve esecutivo di transizione al senatore del Pd. Obiettivo, gestire il periodo elettorale fino al prossimo aprile, approvare le ultime riforme e, magari, mettere mano alla legge elettorale. Lo scivolone di Passera - La giornata è convulsa. L'intervento del Capo dello Stato lo dimostra. Le tensioni si sono acuite in mattinata, con lo "scivolone" del ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera, che alla trasmissione Agorà su La7 ha aspramente criticato Silvio Berlusconi, pronto a tornare in campo. "Se il Cavaliere tornasse indietro non sarebbe un bene per l'Italia. Tutto ciò che può solo far immaginare al resto del mondo che si torna indietro non è un bene; dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti". Un autogol bello e buono che ha fatto precipitare una situazione tesa già da settimane. Ripercussioni sui mercati - Le tensioni e l'instabilità politica hanno avuto immediate ripercussioni sui mercati. Per primo lo spread Btp-Bund, che ha ripreso la sua corsa ed è tornato a 327 punti base (rispetto ai 310 della chiusura di ieri). Una pioggia di vendite ha colpito anche la Borsa di Milano, che dopo aver marcato la miglior performance in mattinata è scivolata in fondo alle piazze europee: a Piazza Affari, il paniere principale Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,71%, mentre il complessivo All Share ha lasciato lo 0,64 per cento.  

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