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Pdl, vertice a Palazzo Grazioli: nervi tesi La Russa, Berlusconi sempre più lontano

Summit tra Berlusconi, Alfano e i big: niente di fatto su legge elettorale e futuro del partito, si ricomincia domani. Resta il diktat sull'election day
di Giulio Bucchi domenica 9 dicembre 2012

2' di lettura

Bocche cucite e umori sotto i tacchi. Tre ore di vertice a Palazzo Grazioli tra i leader del Pdl non hanno sciolto i dubbi sul tavolo. La conferma arriva dall'espressione cupa del coordinatore Ignazio La Russa, che uscendo dal faccia a faccia con Silvio Berlusconi ha detto ai giornalisti: "Arriverà Angelino Alfano e vi dirà tutto". In realtà la voce si diffonde ancora prima che il segretario azzurro parli (secondo fonti del partito lo farà per mezzo di un freddo comunicato stampa). Il perché di quel La Russa corrucciato è presto detto: il faccia a faccia del Cav con lo stato maggiore del Pdl è stato riaggiornato a domani, giovedì 6 dicembre. C'entra la decisione del governo Monti sull'election day (Berlusconi e Alfano lo vogliono a tutti costi, pena la sfiducia all'esecutivo, anche se proprio oggi il Tar ha anticipato le elezioni nel Lazio al 3 e 4 febbraio) ma soprattutto le titubanze dell'ex premier sul da farsi. Silvio non avrebbe espresso chiaramente né le sue intenzioni su una possibile ricandidatura a Palazzo Chigi, né avrebbe detto una parola definitiva sul futuro del partito e sulla rinascita di Forza Italia. Di fatto, il faccia a faccia di Palazzo Grazioli sarebbe stata una replica dell'incontro di sabato con Alfano, con la stessa sconsolata reazione di un sempre più impaziente Angelino. Election day o sfiducia - L'incontro è iniziato poco prima delle 14. Al vertice, oltre a Berlusconi, il segretario e La Russa, hanno partecipato ance Niccolò Ghedini, i capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, i coordinatori Sandro Bondi e Denis Verdini e il vicepresidente dei senatori azzurri Gaetano Quagliariello. Oltre che di primarie e candidature, sul piatto c'era anche la riforma delle legge elettorale, mai apparsa così lontana come in queste ore. Permarrebbero le differenze tra la linea berlusconiana e quella più 'morbida' disposta a raggiungere un'intesa comunque difficile con il Pd. Per il momento, dunque, l'unico dato certo è che il partito di via dell'Umiltà e l'ex premier intendono andare avanti con la battaglia sull'election day, tornando a minacciare anche la crisi di governo qualora il governo non dovesse rivedere le sue posizioni.  

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