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Coinvolgere o meno Renzi: il nuovo Pd si spacca

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 9 dicembre 2012

2' di lettura

  Matteo Renzi oggi torna a palazzo Vecchio a fare il sindaco di Firenze. Quello che intende fare ancora non è ben chiaro: per adesso ha detto di mettersi a disposizione del partito. Anche in caso di accordo tra il Pd e Casini. "Avessimo vinto noi, non avremmo fatto l'accordo con Casini, ma se Bersani vorrà fare un accordo con Casini, io sarò leale con gli schieramenti che fara' il segretario che ha vinto", ha chiarito. "E' stata una partita bellissima, ma qui finisce. Torno a fare il militante del Pd". Di certo c'è che il partito democratico non può più evitare di fare i conti con lui. Quel 40 per cento di elettori che porta in dote il rottamatore mutano profondamente gli equilibri del partito, con lo spazio delle varie anime, che siano di maggioranza o minoranza, che inevitabilmente si comprimerà. Anche quando sarà il momento di fare le candidature per il parlamento o del prossimo congresso del Pd. Di questo il sindaco non ha ancora parlato, ma nella squadra del vincitore Pierluigi Bersani si sta consumando l'ennesima spaccatura. Da una parte ci sono quelli vorrebbero recuperare la "risorsa Renzi" e quindi coinvolgerlo nel futuro del Pd e della coalizione. Dall'altra ci sono quelli che brindavano alla sua sconfitta nella speranza che per un bel pezzo non si sentirà parlare di lui.  Il partito degli "inclusivisti" - A guidare la corrente "inclusivista" a sorpresa c'è Massimo D'Alema. Ovviamente non ha cambiato il suo giudizio sul "rottamatore", ma considera i suoi voti fondamentali per andare al voto e battere la destra. Renzi può contare su Fassina e Orfini e pure il vice segretario del Partito Democratico Enrico Letta, il cattolico Follini e la laica Paola Concia. Il coinvolgimento del sindaco di Firenze nel futuro assetto del Pd non dispiace neanche a Walter Veltroni, Goffredo Bettini, Nicola Zingaretti e Vasco Errani.  Il partito del "no" - Nessuna apertura per Renzi viene invece dalla corrente del "no". Rosy Bindi se l'è legata al dito l'erenzia renziana di "rottamarla" e non ha alcuna intenzione di coinvolgerlo nel futuro del Pd. Con lei le "amazzoni" di Bersani: Chiara Geloni e Alessandra Moretti. Ma pure gli ex Ppi Franco Marini e Peppe Fioroni, la Cgil di Susanna Camusso e i sindaci movimentisti.  

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