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Dalla "culona" all'affaire Carfagna: tutte le intercettazioni sul Cav che non abbiamo mai visto

Gossip, segreti e gaffe diplomatiche: il breviario delle fanta-spiate che rovinano i governi
di Andrea Tempestini venerdì 31 agosto 2012

Carfagna e Berlusconi in aula

3' di lettura

Fino a un po’ di tempo fa funzionava così: sul giornale escono le intercettazioni di Tizio che parla con Caio; tutti leggono cosa Tizio e Caio pensino realmente di Sempronio e Mevio; polemiche. Adesso non più, però. Perché con lo spettacoloso esplodere del caso Napolitano-Mancino, si è definitivamente perfezionato il salto di qualità inauguratosi nei mesi scorsi: quello delle fanta-intercettazioni. Che funziona così: sul giornale esce che c’è il caso che Tizio e Caio si siano telefonati; tutti si chiedono, ammesso che la telefonata ci sia stata, cosa si saranno mai detti di Sempronio e Mevio; nel dubbio, polemiche. Tanta la fretta di arrivare alla fase delle polemiche e far volare finalmente un po’ di stracci, che si procede semplicemente ad eliminare qualsiasi ostacolo possa pregiudicarla. Anche il fatto che magari la telefonata in questione non c’è stata? Anche quello. Intanto, iniziamo a fare un po’ di sano bailamme, poi se proprio deve venire fuori che l’intercettazione non c’è tutti i santi aiuteranno. La tendenza, si ricorderà, fu inaugurata in grande stile col celebre feuilleton detto “delle tre ministre”. Primavera-estate 2008, iniziano a circolare voci incontrollate circa una mole di intercettazioni raccolte da non è chiaro quale procura. Nei nastri, si dice, ci sono nientemeno che tre ministre del governo Berlusconi che si scambiano confidenze oltre l’osè. La voce si sparge lentamente, fino a creare un putiferio mai visto. Il toto-nomi impazza (le quotazioni più alte le prende il trittico Brambilla-Carfagna-Gelmini, ma non mancano altre ipotesi), cronisti di ogni ordine e grado vengono sguinzagliati alla ricerca dei nastri fatidici, si valutano pensosamente gli impatti delle intercettazioni sulla tenuta del governo. Il problema è che queste intercettazioni non salteranno mai fuori. Mesi di congetture, ipotesi, bubbole che diventano vere solo perché l’ha detto uno che conosce un altro che è cugino di un altro ancora che dice di averle lette. Avanti veloce di qualche mese, e al centro della scena irrompe il Cavaliere. I cui rapporti già non ottimali con la Merkel, si inizia a mormorare ad un certo punto, sono gravati da una intercettazione nella quale il premier si lascerebbe un po’ andare nei confronti della Cancelliera. E il balletto riparte, con l’aggravante di rimbalzare anche al di là delle Alpi e di andare a complicare ulteriormente un quadro politico e diplomatico già convulso di suo. Anche perché stavolta si va un passo oltre. Dopo settimane in cui si mormora che nell’intercettazione in questione Berlusconi darebbe di «culona inchiavabile» alla Merkel, la leggiadra definizione finisce in pagina sul Fatto. Da lì a tradurre in «Arsch zu schließen» è un attimo, e a Berlino parecchie scatole altolocate iniziano a girare vorticosamente. Così, uno dei periodi più drammatici della storia recente (siamo nel settembre 2011, nel pieno del caos finanziario) viene ulteriormente ingarbugliato per colpa di un’intercettazione che non esiste e che mai vede la luce. E si arriva al caso Napolitano-Mancino, e alle avvisaglie di crisi istituzionale da esso comportate. Qui almeno la certezza che le telefonate esistono c’è, e visti i precedenti già è qualcosa. Da lì in avanti, però, buio pesto. In attesa che si diradi il quale, la mega-rissa è già partita. Così, sulla fiducia. di Marco Gorra

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