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Tra Grillo e Lombardo:la Sicilia è cosa loro

Nessuno tra Musumeci, Micciché e Crocetta avrà la maggioranza assoluta: chi vince dovrà necessariamente scendere a patti con Don Raffaele o con il comico ligure
di Andrea Tempestini domenica 28 ottobre 2012

Grillo e Lombardo

2' di lettura

di Nino Sunseri Dieci candidati e due «pupari». La Sicilia si presenta oggi alle elezioni in perfetta divisa pirandelliana. Perché dei dieci candidati alla presidenza solo tre sono quelli di rilievo: Nello Musumeci (Pdl), Rosario Crocetta (Pd-Udc) e Gianfranco Miccichè (Grande Sud, Mps, Fli). Ma quelli che contano veramente sono solo due e, ovviamente, non sono in lista: l’ex Presidente, Raffaele Lombardo e Beppe Grillo che sostiene Giancarlo Cancellieri, un impiegato di 37 anni fino a oggi poco conosciuto anche a Caltanissetta dove faceva l’attivista per il Movimento 5 Stelle.   La vera incognita di queste elezioni è l’affluenza. Se passa il 60% sarà già un successo. Tanto più che, per la prima volta, si vota solo di domenica. Quindi tutti gli impiegati pubblici che sfruttavano l’alibi del voto per prendersi mezza giornata di permesso dovranno rassegnarsi. Potrebbero anche rinunciare.  Il copione politico, invece, è tutto da scrivere. Secondo le previsioni Nello Musumeci dovrebbe spuntarla attestandosi attorno al 30% dei voti. Poco sotto è immaginato Crocetta e più distante Miccichè. In questa condizione nessuno sarà in grado di governare. Sarà necessario fare delle alleanze con gli avversari di ieri. E qui entriamo nel porto delle nebbie. In Sicilia, infatti, il voto è disgiunto. Quindi non è escluso un forte divario tra i voti del Presidente e quelli della lista. Ma siccome la maggioranza  si forma in assemblea i giochi diventano spericolati. Non a caso si parla di candidati presidenti che invitano i loro elettori a votare per altre liste.  Beppe Grillo punta ad una grande affermazione delle sue liste oltre che a un buon risultato per Cancellieri. Si è speso molto per questo voto a cominciare dalla traversata a nuoto dello Stretto. Il suo messaggio è chiaro: se riesce a raccattare voti in Sicilia dove notoriamente l’elettorato è controllato dalle grandi clientele potrà presentarsi con molto orgoglio alle urne di aprile. Il suo bacino oggi è rappresentato dalla grande fascia dei siciliani delusi. Esattamente opposto il disegno di Raffaele Lombardo che, invece, sta giocando la sua partita proprio sul controllo capillare del territorio. I novecento milioni (poi ridotti a seicento) arrivati da Roma a fine settembre sono il carburante del suo progetto. Ufficialmente appoggia Miccichè nelle cui liste, quasi fosse un ostaggio, ha inserito suo figlio Toti. Ma Miccichè non è l’unico tavolo su cui l’ex Presidente ha puntato le carte. Nel listino di Crocetta, candidato della sinistra, figura Lino Leanza, potente assessore in una delle prima giunte di Lombardo e, prima ancora con Totò Cuffaro. E così anche il Presidente finito in galera finisce per giocare un ruolo. I suoi eredi si sono divisi fra l’Udc che appoggia Crocetta e il Pid che gioca per Musumeci. Pirandello non avrebbe fatto di più: probabilmente il vero vincitore sarà uno che ha perso.

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