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Napolitano spodesta i partiti Bene Monti e niente riforme

Il presidente: voto nel 2013. Pdl in rivolta: non interferisca
di Eliana Giusto sabato 30 giugno 2012

2' di lettura

"Così com'è, con questa costituzione, il paese è nei fatti ingovernabile. Io ho fatto un passo indietro per creare il clima adatto alle riforme e adesso di certo non intendo fermarmi". Replica così, Silvio Berlusconi, alla nota diffusa in mattinata dal Quirinale, nella quale Giorgio Napolitano definiva "senza senso" in questa fase politica "riforme istituzionali di peso" e fissava la data delle elezioni all'aprile 2013. In particolare, il Cavaliere si è detto "fiducioso" sulla possibilità di approvare all'approvazione del semipresidenzialismo, che consentirebbe l'elezione diretta del Capo dello stato da parte dei cittadini. "Abbiamo, credo, buone possibilità di arrivare all'elezione diretta del Capo dello stato. Abbiamo ottenuto che il primo ministro possa nominare e rimuovere i ministri, che sia un solo ramo del parlamento ad approvare le leggi e abbiamo, credo buone possibilità, di approvare anche l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Su altri due punti stiamo ancora trattando - ha proseguito Berlusconi - quello di una diversa composizione della Corte Costituzionale e della possibilità del governo di decidere in proprio l’urgenza e la necessità di un decreto legge". Nella nota del Colle si sottolineava come nell'attuale clima di tensioni politiche “che si manifestano anche in rapporto alla prospettiva delle elezioni per il rinnovo, nell’aprile del 2013, della Camera e del Senato”, non abbia senso un “significativo progetto di revisione dell’ordinamento della Repubblica (seconda parte della Costituzione)". Seppure “legittime”, sostiene Napolitano, le proposte di revisione costituzionale “richiedono una ponderazione e un confronto di certo non immaginabili in questo periodo e clima di fine legislatura".   Prima di Berlusconi, a prendere le distanze  dalle dichiarazioni del Quirinale era stato il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri, per il quale “il Parlamento è sovrano e in materia di riforme costituzionali si sta confrontando su scelte di fondamentale  importanza. Non sarebbe immaginabile limitare il diritto dei parlamentari di rafforzare i meccanismi di democrazia diretta, in coerenza con le proposte da lungo tempo al centro dei programmi politici ed elettorali". Della stessa idea Fabrizio Cicchitto: “L'autonoma determinazione dei partiti e la libera dialettica   parlamentare non possono evidentemente essere annullati o  eterogestiti attraverso interventi fatti al di fuori della normalità del confronto in Parlamento".  

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