Pdl, Berlusconi esclude nuovo partito. Primarie con Alfano candidato

domenica 10 giugno 2012
Pdl, Berlusconi esclude nuovo partito. Primarie con Alfano candidato
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Roma, 8 giu. - (Adnkronos) - Il Pdl non si 'spacchetta' in tante liste civiche ma fa quadrato attorno al segretario Angelino Alfano, candidato a palazzo Chigi nelle primarie per la premiership "aperte a tutti i cittadini" che si faranno in autunno. L'ufficio di presidenza riunito con Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli "fa piazza pulita", come dice chi vi ha partecipato, di ogni ipotesi di frammentazione. Al termine di oltre quattro ore di conclave, il documento finale annuncia la disponibilità del partito "ove si determinassero le condizioni per un'ampia alleanza di tutte le forze politiche di centro destra, a partecipare a primarie aperte a tutta la coalizione per l'individuazione del candidato premier della coalizione stessa". Sul versante dell'esecutivo guidato da Mario Monti, si riafferma lealtà ma anche la contrarietà a votare altre materie contrarie al Paese e agli interessi della famiglia. Un documento, sottolinea il segretario Alfano nel corso della riunione per andare avanti con forza e affermare il fatto che nel nostro Paese ci sono "due grandi aree storiche" e "nella nostra il protagonista è Berlusconi". E lui, il Cavaliere, mostra da subito di voler mantenere unito il partito, spiegando che sono infondate le notizie sulla sua intenzione di fondare una nuova 'cosa', anche se mostra scarsa propensione per gli ex alleati: per esaltare il valore della compattezza richiama l'esperienza di chi (Fini e Casini non sono citati ma il riferimento sembra evidente) e' uscito dalla casa madre del centrodestra, e si sarebbe perso nel nulla. Il vertice comincia attorno alle 10, dopo giorni di polemiche sulla direzione di marcia del partito, alle quali riesce in qualche modo a dare uno sbocco politico l'intervento su 'Il Foglio' del presidente del Senato Renato Schifani (non a caso 'grande elettore' di Angelino Alfano). Una lettera che di per sé non rassicura l'area ex An del partito, che ancora in mattinata, con l'intervista di Giorgia Meloni su 'Il Messaggero' dà l'aut aut: o si cambia o ci riorganizziamo per conto nostro. E i messaggi alla fine arrivano. Da un lato lo stesso Berlusconi ammette che sono i giornali più vicini al Pdl quelli che a volte fanno più male al partito. Dall'altro, nel corso di un dibattito che tutti definiscono franco (ossia senza peli sulla lingua) si mette da parte l'eventualità della dissoluzione in tante liste civiche. Alfano arriva a citare Frankiln Delano Roosevelt: "Questo non è il tempo della paura ma del coraggio e delle scelte coraggiose". Insomma, mettersi al centro dell'arena e dare battaglia, uniti. Daniela Santanché non si mostra delusa più di tanto, ma all'uscita, a chi le domanda se si candiderà alla premiership, risponde sibillina: "Per ora è presto, comunque non andrò in vacanza". Il percorso individuato è quello delle primarie aperte di coalizione, se la coalizione dovesse concretizzarsi. "Il nostro candidato è il segretario Alfano" assicura il coordinatore Ignazio La Russa, che replica così alla domanda se il disagio ex An sia superato: "Non si tratta di disagio ma è chiaro che chi ha una sensibilità derivante dalla propria esperienza di destra sa che la scelta più importante è quella di opporsi all'immobilismo e puntare sulla mobilitazione popolare". Una mobilitazione che parta, però, da un partito che non rinnega se stesso disperdendosi in tante micro-identità. Anche Claudio Scajola condivide questo approccio: la priorità è partire da un Pdl forte per il rilancio, ha sottolineato l'ex ministro allo Sviluppo, spiegando che le liste d'appoggio andranno fatte, come le abbiamo sempre favorite in tutte le campagne elettorali, prima bisogna pensare "alla nostra identità", evitando il rischio di una "balcanizzazione del partito". Sul tema, il capogruppo Pdl al Senato ha rotto il ghiaccio nello studio-residenza dell'ex premier con una battuta: "Io sono di destra, ho un cane e più di 45 anni, in quale lista devo andare?". Poi, a cose fatte, davanti alle telecamere, si fa serio: "Con la scelta delle primarie il Pdl ha ribadito di voler essere in sintonia con la volontà popolare e ha detto no ad ogni ipotesi di scomposizione o frammentazione. Altra cosa è se qualcuno decidesse di scendere in campo con un proprio partito". Ora la sfida torna sull'azione di governo, rispetto al quale il Pdl vuole riuscire a imprimere una marcia più improntata alla crescita, orientata verso famiglie e imprese. E non ci sono sconti in vista, a cominciare dalla Rai: "La legge - ricorda Gasparri - porta il mio nome e la conosco bene: sul presidente il premier farà le sue scelte, ma sappia Monti che in Vigilanza ci avvarremo del quorum dei due terzi. Quindi, se il nome ci va bene avra' l'ok, altrimenti no". Ce n'è anche per il Pd: cosa farà al Senato sul semi-presidenzialismo proposto dal Pdl? Gasparri pone la domanda, facendo anche capire che se il partito guidato da Bersani confermasse il no, sarebbe come affondare "la vera norma anti-casta".