Il Parlamento italiano? E' pieno di scimmie. Vi spiego come ci siamo arrivati

Esiste un primato della politica sulla magistratura e restano tracce del principio secondo il quale il giudice ultimo delle scelte resta l'elettore. Ma...
di Andrea Tempestinidomenica 15 settembre 2013
Filippo Facci visto da Vasinca

Filippo Facci visto da Vasinca

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Il Parlamento con le sue giunte, se proprio volesse, potrebbe tranquillamente salvare Berlusconi e quindi precludergli le conseguenze penali delle sue condanne. Se così non fosse, la giunta che vota la «decadenza» non esisterebbe. La parola dei giudici non è la parola di Dio: figurarsi quella del giudice Esposito. Il capo dello Stato potrebbe graziare Berlusconi: e però - è l’obiezione ricorrente - che cosa potrebbe fare per le eventuali altre condanne, graziarlo tutte le volte? La risposta è sì. Potrebbe graziare Berlusconi dieci volte, se proprio volesse. È un discorso di pura esercitazione, questo: un vacuo rimettere i puntini sulle i. Ma ogni tanto andrebbe replicato a quanti prospettano le sentenze della magistratura come l’ineluttabile, e a quanti, perciò, vedono il Parlamento e il Quirinale solo come dei rallentatori burocratici o degli uffici di complicazione affari semplici. Un primato della politica sulla magistratura esiste ancora (dopodiché c’è ormai un primato della finanza sulla politica, ma è un altro discorso) e restano ancora tracce dei sacrosanti principi secondo i quali l’ultimo giudice delle scelte politiche rimane l’elettore, benché, a sua volta, defraudato di parte del suo potere dalla vigliaccheria del Porcellum. Ma la «porcata» del 2005, assieme all’abolizione dell’immunità del 1993, è ciò che ha progressivamente consumato questo primato e ha lasciato in Parlamento solo primati. Nel senso di scimmie.   di Filippo Facci