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Quirinale, Prodi candidato tra sgambetti e veleni Pd: ecco quanto prenderà al quarto turno

di Giulio Bucchi domenica 21 aprile 2013

3' di lettura

di Claudio Brigliadori Qualche grillino, Casini, Riccardi e i montezemoliani di Scelta civica: nei corridoi di Montecitorio sono sicuri che la caccia ai voti del Partito democratico per Romano Prodi sarà "selettiva" e mirata. Impossibile pensare che il partito di Mario Monti e il Movimento 5 Stelle (che ha votato in blocco per Stefano Rodotà anche alla terza tornata, finita con un'altra fumata nera) virino in blocco già dalla quarta tornata sul Professore scelto da Bersani per il Quirinale. Escludendo Pdl, Lega Nord (che non parteciperanno alla quarta elezione, senza però spostare il quorum) e Fratelli d'Italia, ai democratici servono 7 o 8 voti, a seconda dei calcoli più o meno ottimistici. A meno che, e questo è il terrore del Professore (che ha ricevuto in Africa la bella notizia della propria candidatura dall'amico governatore ligure Claudio Burlando), non sia lo stesso Pd a mettergli il bastone tra le ruote. E c'è chi sostiene che tra dalemiani ed ex margheritini amareggiati per il trattamento riservato a Franco Marini siano in tanti pronti allo sgambetto. Ufficiosamente è stata posta anche una soglia: 450 voti. Se Prodi rimarrà al di sotto di questi numeri, alla quinta tornata potrebbe non essere più lui in lizza. E per il Pd sarebbe un'altra Caporetto. Secondo Franco Bechis, le prime "previsioni" parlano di un Professore a quota 470. La quarta tornata - Senatori e deputati intorno alle 16 hanno iniziato a sfilare per la quarta elezione, la prima a maggioranza assoluta. Il Pd conta su 496 voti sicuri, lo "sbarramento" da superare è 504. Il "turco" Matteo Orfini è sicuro: una parte dei montiani vota Prodi, una parte grillini pure. Se noi teniamo già stasera è fatta. Noi puntiamo ad oltranza su lui". Almeno ufficialmente, né Scelta civica né i 5 Stelle hanno fatto aperture, anzi. Entrambi puntano altrettanto ad oltranza sui rispettivi candidati di bandiera, Anna Maria Cancellieri e Stefano Rodotà. Anzi, Beppe Grillo è tornato a offrire "un'autostrada per il governo" ai democratici che voteranno per Rodotà. Offerta forse fuori tempo massimo, perché è lo stesso segretario Bersani a non avere più il partito in mano e in caso di alleanza Pd-grillini spaccherebbe il partito come e quanto l'opzione Franco Marini al Colle.  Lo "scambio" coi montiani - Un'ipotesi che si sta affacciando sempre più spesso è quella che tirerebbe in ballo sia il discorso governo sia la Cancellieri. Alla quarta tornata Pd e Scelta civica misureranno le proprie forze, magari con qualche montiano (non abbastanza) che "devierà" dalla linea del partito ("Votiamo la Cancellieri compatti") e voterà per Prodi. Su queste basi, domani alla quinta votazione si potrebbe consumare l'accordo: Romano al Quirinale e Anna Maria a Palazzo Chigi, esponente di quel "governo del presidente" che Napolitano non era sentito di azzardare qualche settimana fa. Certo, occorrerà capire poi come reagiranno il Pdl e la Lega, che stimano il ministro dell'Interno e dai cui voti dipenderebbe la sua nomina a premier. In quel caso tornerà in ballo uno degli argomenti più forti in tempi di crisi politica: il timore di sciogliere subito la legislatura e andare a casa prima del previsto.       

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