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Giordano: Se anche Berlusconi rivaluta i politici di professione

I professori come Monti e Fornero hanno creato guai spaventosi e dopo di loro stiamo vedendo l'incapacità dei grillini. Meglio la cara, vecchia politica? Mah...
di Giulio Bucchi sabato 30 marzo 2013

2' di lettura

  di Mario Giordano Come se Gandhi si appellasse alla bomba atomica, come se Bill Gates si rifugiasse nella penna d’oca, come se Totti si aggrappasse a una bandiera laziale: così abbiamo sentito Berlusconi dire che bisogna affidarsi alla politica. Cara, vecchia politica,  vituperata   politica, sporca politica, maledetta politica, demodé come un pantalone a zampa d’elefante, profumata d’antico come una stampa color seppia,  turpe idea da recuperare dell’antiquariato dei pensieri, reperto da rispolverare nell’archivio della memoria. Ma chi l’avrebbe detto che sarebbe toccato proprio a lui rivalutarla? Proprio al Cavaliere, l’uomo che scendendo in campo diede una spallata decisiva al polveroso castello della Prima Repubblica, il premier che frantumò il teatrino dei compromessi storici, mandò in cortocircuito il perverso mondo dei preamboli e delle convergenze parallele, ma sì: proprio lui adesso è lì a invocare la divinità della politica che scenda a portare un po’ di serietà in mezzo alla follia degenerata di troppi dilettanti allo sbaraglio. Fino a questo punto si doveva arrivare? Fino a questo punto  ci doveva spingere l’approssimazione dei tecnici e la presunzione dei grillini? Fino a rimpiangere l’età d’oro dei vertici forlaniani, i caminetti democristiani, i congressi di partito, le lotte di correnti nelle segreterie intorbidite? Ci rifiutiamo di pensarlo. Ci rifiutiamo di arrivare fin lì. Però  certo che il nuovismo della società civile sta mostrando la corda: prima abbiamo avuto la stagione dei professori che non sapendo nulla di come si gestisce la politica hanno combinato più guai di Bertoldo, ora abbiamo la stagione dei grillini che pensano di  governare il Paese come se fosse un’assemblea liceale o una riunione di condominio.  E la domanda è legittima: a che serve aver buttato fuori i ladri dal palazzo, se quelli che sono arrivati al loro posto non rubano solo perché non sanno nemmeno dove metter le mani? Leggi il commento integrale di Mario Giordano su Libero in edicola oggi, sabato 30 marzo    

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