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La "ducetta" 5 Stelle "arrogante e fa le gaffe": viene imbavagliata

Nel MoVimento è rivolta contro la capogruppo alla Camera: il suo ruolo viene dimezzato
di Andrea Tempestini sabato 30 marzo 2013

3' di lettura

  di Chiara Pellegrini Ruolo dimezzato per Roberta Lombardi, capogruppo del Movimento a 5 stelle (M5s) alla Camera: non sarà più portavoce in Transatlantico.  Ieri i parlamentari grillini, riuniti in assemblea, hanno discusso del “caso” Lombardi. La capogruppo era finita sotto accusa, per le sue gaffe, come quella del «fascismo buono» o quella sull’articolo 18, definito «un aberrazione», ma soprattutto per la gestione personalistica del gruppo. In molti all’interno del partito ne avevano infatti chiesto la testa, altri invece solo un ridimensionamento.  La linea tranchant della Lombardi prima dell’incontro con il segretario del Partito democratico -  «a Bersani diremo no anche se si butta in ginocchio ...» - e durante - «ascoltandola mi è sembrato di essere di fronte a una puntata di Ballarò» - non è andata giù a quanti all’interno del M5s cercano il dialogo. Non solo ai colleghi di partito non era andata nemmeno giù quel discorso a Montecitorio, non emendato in base ai suggerimenti arrivati dagli altri deputati e dal web. Ma letto e preparato di persona, senza modifiche. In un partito che concorda ogni singolo virgolettato l’autonomia della Lombardi non è piaciuta.  Tanti i malumori sino alla richiesta di «epurazione», mai ufficializzata, da parte del collega Adriano Zaccagnini.   Cosa fare dunque? Non potendole toglierle anche il ruolo di capogruppo, «troppi problemi amministrativi, sarebbe stato impossibile ruotare anche quello», ha detto Girolamo Pisano, hanno deciso di creare un nuovo ruolo «il capogruppo a rotazione».  I portavoce ruoteranno ogni tre   mesi, come scritto nel Codice di comportamento dei parlamentari   grillini.  E come consigliato probabilmente da Gianroberto Casaleggio, incontrato nei giorni scorsi da un gruppo di deputati.  Vito Crimi e la Lombardi resteranno comunque i   rappresentanti legali del Movimento 5 Stelle di Senato e Camera. In  altre parole, saranno loro a sbrogliare le vicende burocratiche dei   due gruppi e ad apporre le firme che servono di volta in volta.  «Una regola», tiene a precisare uno dei grillini, «che   consente di rispettare lo spirito assembleare che ci contraddistingue   e contrastare eccessivi leaderismi». Imbavagliando di fatto la vivace Lombardi.  Il posto della Lombardi sarà preso  dal suo vice Riccardo Nuti, che sarà, nelle intenzioni dei grillini, «il vero rappresentante del gruppo, quello cui i giornalisti dovrebbero fare riferimento». Dopo tre mesi sarà il turno di un altro.   Manco a dirlo la riunione dei grillini si è tenuta a porte chiuse, senza telecamere. D’altronde i panni sporchi si lavano in casa. «Lo streaming? Non so, ci siamo dimenticati...», ha detto Federica Daga, «Del resto», ha scherzato, «non possiamo mica andare anche al bagno con la webcam sulla testa...»  Ieri, in realtà, è stato anche un giorno di novità per i grillini che fanno parte della Commissione speciale incaricata di esaminare la relazione del governo che sblocca fondi per saldare i debiti della PA. Un primo banco di prova per i neo parlamentari che per la prima volta si sono trovati a confrontarsi con i colleghi degli altri partiti sul terreno delle proposte concrete.  Al di là del lavoro della “super commissione Bilancio” che ieri si è riunita in congiunta fra Senato e Camera per ascoltare il ministro Grilli, la giornata ha visto addirittura il plauso di Crimi e Lombardi al ministro dell’Economia del governo Monti: «Dopo la netta presa di posizione del MoVimento 5 Stelle sui pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende in cui chiedeva che i 40 miliardi venissero erogati prima alle imprese, e solo poi alle banche, prendiamo atto con favore della nota appena espressa del ministro il quale ha dichiarato che sia 'necessario pensare ad una sequenza prima alle imprese e poi alle banche», hanno scritto i capigruppo M5S sul blog di Grillo.   Come di consueto, si sono susseguite riunioni, rigorosamente out per i giornalisti, allontanati dalle aulette dei gruppi. Si è parlato del governo? «Noi discutiamo di tutto», dalle proposte di legge da presentare alle questioni organizzative.   

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