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I bersaniani: "Renzi come Berlusconi"

di Andrea Tempestini domenica 7 aprile 2013

Renzi e Berlusconi

3' di lettura

di Andrea Tempestini @antempestini Se Matteo Renzi prova a proporre una soluzione per far uscire l'Italia dal pantano diventa come Silvio Berlusconi. Anzi, coincide con il Cavaliere. Sono la stessa cosa. Stessa faccia, stessa (brutta) razza. Questo, in sintesi, il pensiero di molte anime del Partito Democratico. Il sindaco di Firenze ha ripetuto il suo appello: "Basta perdere tempo. Basta con le manfrine. O si fa un accordo con Silvio Berlusconi o si torna al voto". Di fatto con questa frase Renzi ha ufficializzato la sua "opa" sul Partito Democratico. Il segretario Pier Luigi Bersani è all'angolo. I fedelissimi dell'uomo che viene da Bettola si ribellano, lo difendono. Emblematico il cinguettio su Twitter di Chiara Geloni, direttore della web-tv Youdem. "Serenamente e pacatamente - scrive -: non si può negare che al momento la proposta politica di Renzi coincida perfettamente con quella di Berlusconi". Cambiano le parole, ma non la sostanza nell'intervento di Stefano Di Traglia, responsabile della comunicazione dei democrat: "Renzi semplicemente propone la stessa ricetta di Berlusconi: un governissimo o elezioni". Per chiudere la rapida rassegna degli integralismi, d'obbligo la citazione di Roberto Seghetti: "Si può fare governo che cambi davvero - verga su Twitter omettendo gli articoli-. Renzi pensa di perdere sua occasione e vuole matrimonio con Cav? Si accomodi". Le "colpe" di Matteo - Chi cerca di trovare una soluzione per dare un governo a questo Paese, chi lo fa dialogando con il leader della seconda coalizione in Parlamento (dietro per un pugno di voti), per il Partito democratico è un irresponsabile. Anzi, dal loro punto di vista è pure peggio: è come Berlusconi. Il ritornello, chi il rottamatore non lo può soffrire, lo ripete da anni. Il "pedigree" di Renzi è indelebilmente macchiato da quell'incontro con l'ex premier ad Arcore. Troppo, per i duri e puri di via del Nazareno. Troppo per chi è pronto a far naufragare il Paese pur di non parlare con gli azzurri. Troppo per chi si prodiga nel folle inseguimento ai "vaffanculo" di Beppe Grillo. Ma tant'è. La rivolta contro Renzi - la cui "colpa" è quella di attrarre gli "impresentabili" elettori del centrodestra - è iniziata. Il partito si spacca. Tra i critici, ovvio, anche Stefano Fassina, il responsabile economico del Pd, che ritiene irrispettoso parlare di politica perditempo: "Napolitano - spiega - ha cercato soluzioni e ha trovato difficoltà vere per fare un governo di cambiamento. Né Bersani, né gli altri leader dei partiti in Parlamento perdono tempo. Si creca una soluzione a un problema che non è fare un governo quale che sia, ma avere un governo di cambiamento all'altezza delle sfide che l'Italia ha davanti sul terreno della politica e dell'economia". Anche per Ignazio Marino l'accordo con il Pdl è inattuabile, indigeribile per la base del centrosinistra: "Le persone non capirebbero un'alleanza con il Pdl e con la Lega, che sono le stesse persone che hanno portato l'Italia sull'orlo del baratro". "Fate presto" - Ma il quadro, nel Pd, non è di così semplice lettura. Non è delineato in modo così limpido. Il 'pensiero-democratico' non può essere ridotto a queste dichiarazioni. Nel partito, infatti, cresce la fronda di quelli che vogliono far fuori Bersani e consegnare chiavi e volante a Renzi (e lui infatti sta già lavorando per allargare il gruppo parlamentare di fedelissimi). La lotta è dura, la partita si gioca anche al Quirinale: se fallisse l'accordo su un "moderato" tra Bersani e Berlusconi potrebbe entrare in campo il rottamatore, forte del suo appoggio parlamentare (e dell'appoggio crescente nel partito). Potrebbe riuscire a trovare un nome spendibile e condiviso per il Colle (di fatto diventando il leader del Pd). La battaglia finale del rottamatore è iniziata. Lui lo sa, e tira dritto per la sua strada. Dopo le interviste, altre dichiarazioni: "Giorgio Napolitano è stato in questi sette anni un'assoluta certezza. Meno male che c'è stato. Dare la colpa della situazione al Capo dello Stato è una barzelletta. Ricorda quelli che quando vedono il traffico per la strada danno la colpa ai vigili". Altre badilate ai partiti, insomma. Poi Renzi continua a far schioccare le redini: "Fate presto. Le soluzioni tecniche, se si vuole, si trovano. Ma bisogna volerle e smettere di pensare ai destini dei leader politici". Un altro messaggio a Bersani. Un'altra pietra scagliata contro il segretario, sempre più debole, come dimostrano le grida di dolore dei fedelissimi.

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