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Renzi: "Mi prendo i voti di Berlusconi"

di Roberto Procaccini domenica 24 novembre 2013

3' di lettura

E' un Matteo Renzi superstar: "Voglio fare il conduttore tv". Dopo essersi aggiudicato il primo turno delle primarie per la segreteria Pd, il sindaco rottamatore punta al mondo dello spettacolo. Forte del servizio fotografico con giubbino chiodo di pelle per Chi, dell'ospitata giovanilista nel salotto televisivo di Maria De Filippi, una copertina per il magazine Max, Matteo "Renzie" guadagna la prima anche sul rotocalco rosa Vanity Fair. Il numero in edicola il prossimo 20 novembre ospita un'intervista al grande Rottamatore e, soprattutto, una foto di copertina che immortala il nostro come un cantante swing d'altri tempi. E la confessione più convincente del sindaco di Firenze è sul meccanismo di autorottamazione che dovrebbe riguardare tutti i politici: "Devono sapere che non sono in missione per conto di Dio - spiega citando i Blues Brothers -. Che sono persone normali, come tutti, e a un certo punto devono anche lasciare". La novià è che l'autorottamazione riguarda anche lui: "A 38 anni sei pronto per fare tutto - dice -: solo in Italia si pensa che uno alla mia età sia ancora giovane. L’età non è un problema, anzi, spero di avere una vita anche dopo la politica". Ecco, e quali sono i sogni del rampante democratico? "Mi piacerebbe insegnare - e fin qui -. Oppure diventare conduttore televisivo". Parla anche del Pd - Ma non è solo delle sue velleità artistiche che Renzi, segretario in pectore e candidato premier del Pd, parla con Vanity Fair. E ne ha per tutti: i dinosauri che l'hanno preceduto alla guida del centrosinistra e il nemico di sempre dell'Italia progressista, il cavaliere Silvio Berlusconi. "Paradossalmente la sinistra, che nel mondo dovrebbe essere futuro e innovazione - dice -, da noi è passato e conservatorismo". E chi lo accusa di non essere di sinistra, risponde: "Per me, oggi, in Italia essere di sinistra vuol dire abbassare le tasse - sostiene -. Per me la sinistra è l’ambiente. È un giardino per le mamme - sciorina -. È l’investimento in cultura, sono gli asili nido. È l’innovazione tecnologica, è la digitalizzazione, è il cambiamento". Prendiamoci i voti di Silvio - "La sinistra ha contestato Berlusconi più come persona che non come politico - dicem analizzando gli errori passati del suo schieramento -. Ha avuto verso di lui una subalternità culturale. Ha avuto la puzza sotto il naso, ha pensato di essere superiore, e quindi di non aver bisogno di andarsi a riprendere voto per voto, casa per casa". Ed è proprio a tutti i consensi che il Cavaliere ha drenato per due decenni in tutta Italia che Renzi punta: "A me interessa anche il voto di chi ha scelto Lega o Berlusconi per una vita - dice -. Il non prendere il voto degli altri, alla fine, che cosa ha portato? Le larghe intese". E il sindaco di Firenze non ha paura di confrontarsi con la sfida nella quale anno fallito tutti i leader di centrosinistra (a eccezione di Romano Prodi): affrontare Silvio nelle urne. "Ha sempre parlato di Imu da togliere è la sua ricetta -, di tasse da abbassare, ma poi non le ha abbassate, anzi la pressione fiscale è aumentata. Ha detto: noi siamo contro lo Stato. Ma poi ha aumentato la spesa pubblica". I salotti della finanza - Ancora scottato dalla cena (privata) con l'alta finanza milanese, che l'anno scorso gli costò un po' della credibilità davanti al suo elettorato, il sindaco di Firenze trova il tempo per parlare di salotti buoni. E prenderne le distanze. "La forza dell’Italia non è la Fiat - ammonisce -, sono le piccole e medie aziende che competono e che riescono, nonostante i politici. Le grandi aziende italiane non sono le aziende di cui hanno parlato i giornali in questi anni - rincara -. Anche perché poi sarebbe interessante discutere di come sono i giornali". Renzi si fa tutore degli interessi della "ggente comune" e bacchetta gli accordi lobbistici che dominano il Paese: "L’intreccio tra i giornali le banche e le imprese è folle - bacchetta -: se fai l’editore fai l’editore, se fai la banca fai la banca. Perché in Italia ogni euro che le banche mettono dentro operazioni “di sistema” – sostiene - per esempio per l’Alitalia, o per salvare determinati imprenditori, è un euro che tolgono all’artigiano di Firenze o alla famiglia di Crotone? Le banche devono fare le banche".

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