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Angelino si ritrova già al verde:alle Europee 1,5 milioni

di Lucia Esposito domenica 24 novembre 2013

3' di lettura

Nella migliore delle ipotesi il Nuovo centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano potrà contare al massimo su un milione e mezzo di euro con cui affrontare la campagna elettorale per le Europee  e le prossime amministrative. Fondi che in parte dovrebbero arrivare dall’autofinanziamento (secondo i primi calcoli 566.400 euro più il contributo dei consiglieri regionali) e per il resto arriverebbero dal contributo di legge per i gruppi parlamentari. Camera e Senato mettono a disposizione in tutto circa 54 milioni di euro per il finanziamento dei gruppi. Secondo le adesioni iniziali il contributo che spetterebbe ai gruppi Ncd ammonterebbe a 1.501.997 euro per la Camera dei deputati e a 1.989.120 euro per il Senato della Repubblica.  In tutto poco meno di 3,5 milioni di euro che ovviamente verrebbero sottratti al vecchio gruppo Pdl, che verrà scisso in due (Forza Italia e Ncd).  Quella somma però secondo le regole parlamentari deve servire al 75% a pagare gli stipendi dei dipendenti dei gruppi, che in piccola parte vengono scelti da chi li guida e in parte rilevante (sia pure a un costo minore) vengono assegnati dall’ufficio di presidenza della Camera che mette a disposizione di tutti due elenchi da cui trarre le assunzioni. In sostanza si tratta di ex dipendenti dei gruppi che alla fine della legislatura perdono il loro lavoro e che la Camera tutela in questo modo, legando il finanziamento ai gruppi proprio a una percentuale di assunzione da questi elenchi. In sostanza di quei 3,5 milioni di euro che saranno assegnati agli alfaniani ben 2,6 milioni serviranno a pagare gli stipendi di personale che nessuno potrà scegliersi.  Non essendo ad inizio legislatura e non potendo sfondare il tetto complessivo delle spese, bisognerà che il Ncd peschi personale all’interno del gruppo Pdl da cui si separa. La trattativa non è ancora iniziata, ma nel vecchio gruppo c’è chi con qualche malizia ricorda che fra le assunzioni a scelta ci sono state quelle del «drappello siciliano»: 12 dipendenti che sarebbero arrivati proprio per indicazione dell’allora segretario Pdl. Ovviamente si lascia intendere che siano destinati ad esser i primissimi con la valigia in mano.  Dei fondi ai gruppi restano dunque poco più di 900 mila euro utilizzabili per fare attività politica. Non per qualsiasi attività, perché trattandosi di fondi erogati da Camera e Senato, devono avere una finalizzazione «istituzionale», comunque legata alle attività parlamentari. Non è ostacolo insormontabile, visto che tutti i principali temi politici sono direttamente legati alle attività parlamentari. Semplicemente non potranno essere pagate con quei fondi iniziative chiaramente di campagna elettorale. Per quelle si potrà attingere ai 566.400 euro che dovrebbero arrivare dall’auto-tassazione dei parlamentari (800 euro al mese era la quota versata al Pdl da statuto). Sono fondi un pizzico più incerti, visto che fra gli scissionisti ben 27 erano morosi o totalmente o parzialmente delle quote dovute al partito. Possibile che si trattasse di dissenso politico, visto quel che è accaduto. Ma se il drappello aveva semplicemente il braccino corto, per Alfano saranno guai.  Non ci saranno invece nel divorzio rimborsi elettorali del Pdl da dividersi. Che per altro non sembrano proprio esserci. Il bilancio 2012 del partito indicava crediti correnti per 15,1 milioni di euro, debiti totali per 33 milioni di euro (8 erano quelli con i fornitori), e un disavanzo patrimoniale cumulato di 3,7 milioni di euro. In questi conti però c’è già l’incasso contabilizzato tutto in un colpo dei contributi residui degli anni successivi per le elezioni Regionali ed Europee, che quindi non arrivano più nel 2013 (Europee e Regionali) e nel 2014 (Regionali).  Il conto netto dunque è in rosso, e non è caso è assistito da 14,8 milioni di euro di fidejussioni di terzi (il Cavaliere). Da quel bilancio Alfano vuole tenersi dunque lontanissimo, perché se si tratta di dividere la torta invece di incassare bisognerebbe mettere mano al portafoglio, oltretutto prendendosi in carico qualcuno dei 121 dipendenti assunti (92 a livello nazionale e 29 a livello locale). L’unica è arrivare alle Europee e fare una campagna elettorale il meno dispendiosa possibile. E puntare a qualche milione di rimborso elettorale se si supera il 4%. Franco Bechis

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