Nessuna sorpresa. La consulta ha scritto il finale di una storia già scritta. Il "no" al ricorso per il legittimo impedimento del Cav per il processo Mediaset era già stato deciso da tempo. La Cassazione non poteva che adeguarsi a quanto deciso nel gennaio del 2011 dall'allora giudice relatore Sabino Cassese. Nella sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato l'illegittimità parziale della legge sul legittimo impedimento il punto fermo era uno: "Il principio di leale collaborazione tra poteri ha carattere bidirezionale, nel senso che esso riguarda anche il presidente del Consiglio, la programmazione dei cui impegni, in quanto essi si traducano in altrettante cause di legittimo impedimento, è suscettibile a sua volta di incidere sullo svolgimento della funzione giurisdizionale". Copia e incolla - Un principio, quello portato avanti da Sabino Cassese, che è stato ripreso completamente nelle motivazioni che ieri, mercoledì 19 giugno, hanno portato alla bocciatura del ricorso dei legali di Berlusconi. "In base al principio di leale collaborazione - e fermo rimanendo che il giudice, nel rispetto del principio della separazione dei poteri, non può invadere la sfera di competenza riservata al governo - spettava all'autorità giudiziaria stabilire che non costituisce impedimento assoluto alla partecipazione all'udienza penale del 1 marzo 2010 l'impegno dell'imputato presidente del Consiglio dei ministri di presiedere una riunione del Consiglio da lui stesso convocata per tale giorno, giorno che egli aveva in precedenza indicato come utile per la sua partecipazione all'udienza", scrivono i giudici della Consulta. Cassese dixit, Consulta esegue. Cassese l'uomo rosso - Il nervosismo tra le fila del Pdl era ben giustificato. Le toghe hanno fatto squadra e hanno in pratica replicato la "sentenza preventiva" di Cassese. Quello di Cassese è un nome troppo pesante perché qualche toga, anche della Consulta, possa contraddirlo. Sulla sua posizione c'è stata una maggioranza bulgara. La camera di consiglio è durata lo spazio di un'ora e mezza. Giusto il tempo di ascoltare la tesi di minoranza votata solo da 4 giudici. Gli altri 11 avevano già deciso da tempo. Cassese è un uomo legato per diversi motivi a quella sinistra che vuole vedere il Cav fuori dai giochi. A marzo scorso fu spinto verso il Quirinale con un endorsement esplicito da Repubblica. L'endorsement di Ezio Mauro - Fu proprio Ezio Mauro a consigliare il nome di Cassese a Bersani. "Si parla a bassa voce di un nome molto autorevole e stimato, un giudice della Corte costituzionale attualmente in carica. Dal profilo bipartisan e senza precedenti parlamentari ma con esperienza politica. Mister x potrebbe essere Sabino Cassese", scriveva il quotidiano romano. Insomma Cassese piaceva tanto alla sinistra. Lui che aveva inguiato il Cav sul legittimo impedimento meritava una ricompensa. E' stato nominato giudice della Corte Costituzionale nel 2005 da Ciampi. Dal "partigiano" Ciampi. La sua nomina riempì un'altra casella di quella squadra di giudici costituzionali che la sinistra ha allestito con la collaborazione del Colle per bloccare ogni riforma giudiziaria dei governi Berlusconi. Il legittimo impedimento era una di queste. Cassese fece il suo dovere. La Consulta ieri ha replicato. Senza "se" e senza "ma". Quando c'è il Cav di mezzo il muro rosso si ricompatta. (I.S)