''Nessuna utilita' vi potrebbe essere nel partecipare a un giudizio del quale si sia gia' previamente conosciuta la sua conclusione'', sarebbe una ''mera sceneggiata in un copione gia' ampiamente scritto''. Il giorno dopo lo scontro in Cdm Alfano-Letta sul nodo giustizia, Silvio Berlusconi passa al contrattacco, depositando una memoria difensiva di 26 pagine di fuoco alla Giunta per le elezioni del Senato in vista del 4 ottobre. Il Cavaliere annuncia che non si presentera' all'udienza pubblica di venerdi', quando si decidera' sul nodo della sua decadenza e stila una 'black list' di dieci senatori membri della Giunta, esponenti di M5S, Pd e Sel. Per l'ex premier si dovrebbero dimettere il presidente Dario Stefano, parlamentare di Sinistra ecologia e liberta'; Stefania Pezzopane, Felice Casson, Giorgio Pagliari, Giuseppe Cucca, e Claudio Moscardelli del Pd; i grillini Mario Michele Giarrusso, Vito Crimi, Serenella Fucksia, Maurizio Buccarella. ''Vorranno i componenti di codesta Giunta che hanno gia' espresso il proprio convincimento, in particolare i senatori Stefano, Pezzopane, Buccarella, Casson, Crimi, Cucca, Fucksia, Giarrusso, Pagliari e Moscardelli, dimettersi per consentire la formazione di un collegio giudicante quantomeno apparentemente imparziale'', scrive il leader azzurro a pagina 9 del testo. Berlusconi salva solo tre dei membri Democrat della Giunta (Isabella De Monte, Rosanna Filippin e Doris Lo Moro): i loro nomi, infatti, non compaiono nella memoria. Il Cav imposta la sua linea difensiva su 5 argomentazioni differenti, tutte volte o a rimandare il giudizio per ulteriori approfondimenti o a sostenere l'inapplicabilita' della legge Severino. La prima argomentazione riguarda la non imparzialita' della Giunta. Per Berlusconi la Giunta ha natura giurisdizionale e quindi va applicato l'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo e la terzieta' del giudice. Tradotto: ha diritto alle garanzie di un 'giusto processo', con giudici che non solo devono essere imparziali ma apparire anche tali. Da qui la richiesta di sostituire i membri della Giunta che ''abbiano gia' espresso il proprio convincimento''. Visto che non e' possibile ricusare il componente ritenuto non terzo, il Cav chiede le dimissioni dei 10 senatori 'colpevoli' o in subordine la sospensione del giudizio dell'organismo per le immunita' e elezioni, in attesa che la Giunta del regolamento del Senato modifichi le norme e consenta la ricusazione. La seconda argomentazione riguarda il decreto legislativo che attua la legge Severino: Berlusconi sostiene la sua inapplicabilita', anche che si tratterebbe di ''modifica delle pene accessorie temporanee'', e dunque ''non cumulabile con la identica pena accessoria pronnciata in seguito a giudizio penale''. La terza argomentazione investe lo stesso decreto legislativo: il Cav ne sostiene la ''illegittimita' costituzionale', per il suo ''evidente carattere retroattivo''. Illegittimita' che si sostanzia con la natura ''sostanzialmente sanzionatoria'' della decadenza. Da qui la richiesta di ''inviare gli atti alla Corte Costituzionale''. Il quarto punto richiama la ''violazione dell'articolo 49 comma 1 della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea'', ancora una volta in merito alla irretroattivita' delle sanzioni afflittive. Berlusconi chiede, quindi, alla Giunta di ''promuovere il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea''. La quinta e ultima argomentazione si rifa' al ricorso presentato dal Cav Berlusconi davanti la Corte europea dei diritti dell'uomo contro il decreto legislativo che attua la legge Severino.