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Berlusconi, la telefonata di fuoco di Napolitano a Gianni Letta: "Scordatevi la grazia totale"

Presidente dice no a Berlusconi sulla "indulgenza plenaria". Furioso con Sallusti e il Giornale, chiama il braccio destro del Cav e lo "solleva da terra"
di Giulio Bucchi domenica 8 settembre 2013

Il presidente Giorgio Napolitano e, sullo sfondo, Gianni Letta

2' di lettura

Forse fra qualche anno, quando cronisti e storici si incroceranno per descrivere questo periodo politico, passerà alla storia come "la telefonata che ha fatto crollare tutto". Come riferisce Ugo Magri su la Stampa, martedì mattina il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe chiamato Gianni Letta, storico braccio destro di Silvio Berlusconi e pontiere del Pdl sulla strada della grazia al Cav e lo avrebbe, testuale, "sollevato da terra". Magri descrive, citando "fonti super-attendibili" uno scenario da tregenda. Una bufera che dal Quirinale si abbattuta sul povero Letta senior: "la misura è colma", "basta provocazioni", questo il senso della poco quieta conversazione. Quali siano le provocazioni è presto detto: un articolo a pagina 6 sul Giornale di martedì, quello di Dino Cofrancesco dal titolo durissimo ("Se il Colle attenta alla Costituzione") e con un carico polemico mica da ridere (il succo è: con la scelta dei 4 senatori a vita, tutti filo-Pd, Napolitano sta preparando il terreno al Letta-bis calpestando le consuetudini). Come non bastasse, in prima pagina c'era il puntuto editoriale del direttore Sallusti che avvertiva il Colle con riverberi minacciosi: "Attento presidente, qua potresti saltare in aria anche tu". Il pressing sulla Grazia - Sullo sfondo, c'è naturalmente la questione della grazia. Napolitano non avrebbe apprezzato il pressing del Cavaliere che mira a una "indulgenza plenaria". Lunedì a pranzo, convinto dai figli e dai più fidati collaboratori della galassia Fininvest, avrebbe cercato una sponda in questo senso al Colle: grazia non solo per la pena principale (i 4 anni di carcere per il processo Mediaset, di cui 3 sospesi dall'indulto) ma anche per le pene accessorie (l'interdizione, che verrà decisa nei prossimi mesi dal Tribunale d'Appello di Milano dopo il rinvio della Cassazione). Secondo un dossier commissionato dall'ex premier, Napolitano in passato avrebbe già concesso la grazia totale in una dozzina di casi, nessuno però paragonabile per rilievo politico e mediatico al "caso Berlusconi". Verso le 22 di lunedì, però, dal Quirinale arrivano segnali di chiusura: se sarà grazia, sarà solo sulla pena principale, "purché il condannato con umiltà incominci a scontare la sua pena". La restituzione dell'onore e dell'agibilità politica, con la possibilità di ricandidarsi, è dunque fuori questione. "Perché agli altri sì e a me no?", sarebbe stata la reazione del Cavaliere, stizzita. Tra Quirinale e Palazzo Grazioli la linea è interrotta. Questa mattina dovrebbe esserci un nuovo contatto tra Re Giorgio e Letta (Gianni), ma la volontà del presidente è chiara: Berlusconi non può illudersi di non pagare un prezzo politico.  

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