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Kyenge: bisognerebbe abolire il reato di immigrazione clandestina

di Lucia Esposito domenica 5 maggio 2013

3' di lettura

  “Il reato di immigrazione clandestina va abrogato”. Un’altra frase-bomba, una dichiarazione che scatenerà un acceso dibattito politico. A lanciarla è stato il ministro dell’integrazione Cecile Kyenge alla trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora”.  Il neoministro ha annunciato che nelle prossime settimane sarà pronto un ddl sullo ius soli. "E' difficile dire se riusciro'" ha ammesso il ministro, "per far approvare la legge bisogna lavorare sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili. E’ la società che lo chiede, il Paese sta cambiando. Bisogna lavorare molto per trovare i numeri necessari" ha aggiunto precisando di non pensare a un eventuale fallimento. Il ministro trova “buona” l’idea di coinvolgere Balotelli nella campagna per lo ius soli.  "Non lo conosco personalmente so che lui sta subendo atti di razzismo, ma riesce a testa alta a dare un forte contributo all'Italia, che è il nostro Paese". Secondo il ministro, inoltre, "bisogna guardare alla direttiva europea che l'Italia ha ratificato in modo sbagliato, rivedendo la struttura dei Cie: la direttiva non chiede all'Italia di mettere nei Cie persone malate, fragili, minori ma solo le persone che sono pericolose e i criminali". La storia di Cecile - Il neo ministro ha inoltre raccontato a Lucia Annunziata la sua storia: un padre cattolico e poligamo, 38 fratelli figli di diverse madri. Anche lei è arrivata in Italia da irregolare: "il vescovo della mia città mi aveva trovato una borsa di studio alla Cattolica di Roma", ma questa borsa non è mai arrivata e così ha dovuto passare un anno in cui ha dovuto cercare un lavoro per poter restare in Italia. "Avere tanti fratelli e sorelle mi dà l'idea di vivere dentro una comunità, facilita i rapporti con la societa'" ha detto, spiegando che in Congo esiste la poligamia e un uomo puo' avere fino a quattro mogli. "Prima della crisi era una cosa abbastanza frequente". La Chiesa cattolica, ovviamente, ha riconosciuto solo il primo matrimonio. "Anch'io sono cattolica - ha detto - ma poco praticante". In Italia, ha spiegato ancora il ministro, e' stata aiutata da alcune persone: "un prete, un rifugiato dall'Ungheria che mi ha fatto conoscere una donna che lavorava in Zimbabwe e poi Adele Pignatelli che ha una associazione di medici a Roma. Loro mi hanno dato la possibilità di avere i documenti. Devo dire grazie a queste persone". La sua biografia prosegue poi con il matrimonio con un calabrese nato a Modena. "Io mi sento più calabrese di lui, passo sempre le vacanze in Calabria". E' grazie al matrimonio, spiega, che è diventata cittadina italiana. Nella sua vita in Italia non sono mancate le discriminazioni. L'episodio più brutto, racconta, "nel 2004 quando fui aggredita mentre facevo volantinaggio per la campagna elettorale, un uomo mise le mani addosso a me e mia sorella che passavamo davanti al suo negozio. L'ho denunciato ma non ho mai avuto risposte''.La replica di Schifani - Le parole della Kyenge non sono piaciute al presidente dei Senatori del Pdl. “Non si esageri e si usi maggiore cautela anche da parte dei membri del governo", ha tuonato Renato Schifani. "Quello del ministro Kyenge, che annuncia urbi et orbi che il reato di immigrazione clandestina andrebbe abrogato ed un ddl sullo ius soli nelle prossime settimane, è soltanto l’ultimo episodio. Ma è sintomatico di un atteggiamento che non tiene in alcun conto il ruolo del Parlamento e il necessario coordinamento con i capigruppo della maggioranza, richiamato espressamente dal presidente del Consiglio nel suo intervento. Non si possono fare proclami solitari, senza che gli argomenti siano discussi e concordati in un ambito collegiale. Ci auguriamo che si cambi rapidamente registro e ci si renda conto che il governo attuale è fatto di larghe intese e dunque di scelte comuni. Le iniziative personali ed i diktat, come quello di Fassina e compagni sul presidente Berlusconi, non inducono all’ottimismo”.  

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