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Binetti: "Perché dico sì al ministero per la Famiglia"

"Accendere i riflettori sulla famiglia è una mano tesa verso il Paese"
di Andrea Tempestini domenica 30 giugno 2013

Paola Binetti

3' di lettura

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell'onorevole Paola Binetti. Mi sento chiamata in causa e trovo necessario rispondere con toni fermi e decisi all’articolo pubblicato su Libero Quotidiano del 25 giugno 2013 dal titolo: “La Binetti vuole un ministero per la famiglia: ci vuole una figura politica di riferimento”. Si, Voglio, vogliamo un ministero per la famiglia, perché siamo convinti che il punto di vista della famiglia debba fare da criterio orientatore per tutte le altre politiche: istruzione o salute, sviluppo o trasporti, lavoro o politiche sociali, e così via!. In alternativa vogliamo che ci sia una Authority indipendente per la famiglia, secondo il modello di un disegno di legge che mi vede come prima firmataria, ma che è stato sottoscritto da numerosi colleghi.  Nessuno dei firmatari della interrogazione in questione, rivolta al Presidente Letta, si è candidato al ruolo di ministro, né tanto meno al vertice della eventuale Autorithy per la famiglia. La sola insinuazione è un'offesa ad una iniziativa trasversale e disinteressata, che invece avrebbe bisogno di un ben più ampio consenso da parte della stampa. Nell’interrogazione al Presidente del Consiglio sono stati messi in evidenza soprattutto tre punti: - è vero che presso la Presidenza del Consiglio esiste ed è funzionante uno specifico dipartimento, che si dovrebbe occupare dell'applicazione del Piano nazionale della famiglia, approvato dopo un lungo lavoro di dialogo ed una Conferenza nazionale, ma attualmente non risulta affidato ad una responsabilità definita; - presso la stessa Presidenza del Consiglio è attivo da anni  anche l'Osservatorio nazionale sulla famiglia, però attualmente si trova nell'impossibilità di operare per mancanza di referente istituzionale; - il Piano per la famiglia ha bisogno di una governance complessiva che a livello nazionale sappia operare anche in sintonia con l'associazionismo familiare Di conseguenza è necessaria una figura politica, meglio ancora se si tratta di un ministero per fare fronte alle esigenze della famiglia dialogando a livello istituzionale con tutti gli organismi di competenza.   Nessuno ha chiesto nessuna poltrona.  Da ormai tre legislature mi occupo di tematiche legate a famiglia, disabilità e sanità. Per conoscere contenuti ed operato che mi riguardano è sufficiente cliccare nella sezione DEPUTATI - ‘attività svolta’ - sul sito internet della camera dei deputati.  Smettiamola di generare sfiducia e diffidenza verso le istuzioni politiche, soprattutto verso il parlamento. E' assolutamente controproducente. Accendere i riflettori sulla famiglia in continuità e coerenza con il dettato costituzionale è una mano tesa verso il Paese. La famiglia resta il maggiore ammortizzatore sociale e la piu' impegnata agenzia per la crescita delle conoscenze. Le politiche sociali sono definibili come familiari solo se il loro obiettivo prioritario è quello di favorire la famiglia e la sua mission specifica. Mi auguro che anche Libero voglia sostenere insieme a tutti noi la nostra campagna a favore della famiglia, senza pregiudizi di nessun tipo. D'altra parte ricordo che nella XV legislatura c'è stato il ministro per la famiglia Bindi, nella XVI ci sono stati prima il sottosegretario Giovanardi e poi il ministro Riccardi e la XVII legislatura è appena iniziata...

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