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Berlusconi, la mano tesa di Monti: "Grazia non scandalosa". Casini: "Silvio leader di metà Paese"

I capi di Scelta civica e Udc mandano messaggi di pace all'ex premier: "Non è un condannato qualunque". Grandi manovre per tornare nel centrodestra...
di Giulio Bucchi sabato 31 agosto 2013

2' di lettura

"Berlusconi continua a essere il leader di quasi metà del Paese". "La grazia? E' una ipotesi che non troverei affatto scandalosa". Chi l'ha detto? Qulche falco del Pdl? Acqua: parole e musica, rispettivamente, di Pierferdinando Casini e Mario Monti. Sì, proprio quelli che da anni, soprattutto il primo, brigano per "far fuori" politicamente il Cavaliere. Il Professore, addirittura, ci ha fatto su una intera (e fallimentare) campagna elettorale. Ma ora, nell'ora decisiva, sentono profumo di opportunità da non mancare. Qualcuno lo definirebbe "ritorno a casa", nel centrodestra. Con Scelta civica e Udc ai minimi termini, potrebbe essere questa l'ultima occasione per rientrare nei giochi e approfittare della ristrutturazione del Pdl. D'altronde, Berlusconi stesso lo ha detto ai suoi: a settembre torna Forza Italia, ma il Pdl come coalizione resta, per riunire le varie componenti dell'area conservatrice. E un'ala moderata e centrista potrebbe ben comprendere anche Monti e Casini. O almeno così sperano i due leader bianchi.  Soccorso bianco al Cav - "Ci vuole equilibrio. I professori Onida, Capotosti, D'Onofrio riflettono sulla possibilità che il Senato chieda un approfondimento alla Corte Costituzionale, non scartiamola a priori - spiegava ieri Casini a proposito della legge Severino -. Uno Stato di diritto non prevede i saldi di fine stagione, ma dobbiamo essere consapevoli che questa non è una vicenda come le altre. Berlusconi non è un condannato qualsiasi, è un signore che nonostante le condanne giudiziarie continua a essere il leader di quasi metà del Paese". Ancora più esplicito l'ex premier Monti, che sul Foglio di martedì riflette su un'altra ipotesi: "La legge Severino è stata votata a larghissima maggioranza, anche dal Pdl, nove mesi fa e che allora nessuno sollevò obiezioni di costituzionalità; anzi, tutti sembravano desiderosi di mostrare i rigorosi sui criteri di incandidabilità e decadenza: erano solo ragioni elettoralistiche? Non credo". Sulla decadenza, insomma, Monti è più perplesso di Casini. Ma come Pierferdinando, anche Mario lancia segnali a falchi e colombe del Pdl, e pure del Pd: "Non sfugge l'eccezionalità del caso Berlusconi, ma il punto è la sua condanna che non può certo essere cancellata dal Senato, neppure nei suoi altri effetti di legge che, lo ripeto, il Parlamento (e in buona misura gli stessi parlamentari che oggi dissentono) votarono nove mesi fa in piena consapevolezza. I casi eccezionali vanno casomai affrontati con provvedimenti d’eccezione, ad esempio la grazia, che non troverei affatto scandalosa, a differenza di Beppe Grillo, proprio per il ruolo che Berlusconi ha avuto".

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