Il Pd applaude in aula ma pensa di sabotare Napolitano

Il partito spaccato in due. I big favorevoli al governo di larghe intese ma i giovani vogliono le elezioni subito
di Eliana Giustodomenica 28 aprile 2013
Il Pd applaude in aula ma pensa di sabotare Napolitano
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  Hanno applaudito tutti insieme il discorso di Giorgio Napolitano che ha messo tutti in riga, ma i democratici sono letteralmente spaccati in due. Da una parte ci sono i cosiddetti "big" (la vecchia guardia del Partito democratico) che, con tutte le sue ulteriori spaccature interne, vuole un governo di larghe intese con il Pdl. Dall'altra ci sono i "quarantenni", i "giovani ribelli", quelli che con Berlusconi non andranno mai, "meglio le elezioni".  Oggi pomeriggio si riunirà la direzione nazionale del Pd che dovrà decidere la delegazione che andrà al Colle e dare il via libera al governo. Sarà scontro. Lo ammette anche Alessandra Moretti: "Sarà una lunga e profonda discussione".  I "quarantenni" Pippo Civati, Laura Puppato e Corradino Mineo hanno già detto "no" all'aut aut di Giuseppe Fioroni e Dario Franceschini: "Chi voterà contro la decisione assunta dalla maggioranza del partito è inevitabile che sarà messo fuori". Civati, che non ha votato Napolitano, non ci sta: "Cominciamo con le espulsioni... Se buttano fuori tutti quelli che non hanno votato Marini e Prodi non resta più nessuno". Forse Civati migrerà nel partito di Nichi Vendola. Lui smentisce. La Puppato è d'accordo con lui. Dice: "No ad un governo con il Pdl, ma non me ne vado dal Pd”. Stessa linea per Mineo: "Non ci credo che chiedendo il bis a Napolitano non sapessero il governo che li aspettava… Almeno provassero a chiedere che questo esecutivo non si occupi di giustizia, che non sdogani Berlusconi…".  Perplessi e critici i Giovani turchi. Che non sono favorevoli ad un governo Pd-Pdl ma alla fine si atterranno a quanto deciderà la maggioranza. "Sono contrario ad un governo Pd-Pdl ma non penso che il voto di fiducia sia un voto di coscienza. Nel Pd si discuterà, si voterà e poi ci si attiene al voto di maggioranza'', spiega Andrea Orlando.  Ma fra i "big" non mancano i mal di pancia. Seppure siano tutti d'accordo sul fatto che è meglio un governo di larghe intese che il voto, Rosy Bindi e Anna Finocchiaro chiedono due cose diverse. La prima vuole che i politici facciano "un passo indietro dal governo", la seconda auspica invece un "governo politico di larghe intese". Nel frattempo continua la caccia al colpevole per il flop di Prodi e di Bersani. Massimo D'Alema viene continuamente accusato, ma lui minaccia: "Solo calunnie, querelo".