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Braccio di ferro Re Giorgio-BersaniE per raccattare una maggioranzail Pd manda don Gallo da Grillo

Il segretario vuole fare il premier, il Capo dello Stato chiude a un governo di Minoranza. Nei "democrat" è guerra tra correnti. E si giocano il prete...
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 10 marzo 2013

Pier Luigi Bersani e Giorgio Napolitano

2' di lettura

Non c'è alcun dubbio che la direzione nazionale del Pd, convocata per domani, mercoledì 6 marzo, approverà senza battere ciglio la decisione di Pierluigi Bersani di presentarsi in parlamento per cercare i voti per un governo di minoranza. Il problema è il dopo. Il leader democratico, infatti, dovrà vedersela con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, al contrario, spinge per un esecutivo di maggioranza, fosse anche affidato a un personaggio terzo rispetto ai nomi usciti dalle urne.  Le correnti - Di fronte a questo scenario Bersani non sembra disposto a non fare alcun passo indietro contando anche dell'appoggio di Massimo D'Alema. Senza Pd non ci sarà alcun governo, meglio andare a nuove elezioni, è il "pigi pensiero" che però rischia di spaccare il variegato mondo dei democratici. Da una parte ci sono i "possibilisti"al governo del presidente come Walter Veltroni e Paolo Gentiloni, dall'altra i renziani (Matteo Richetti e Graziano Delrio) che sostengono che non è necessario per forza un incarico a Bersani purché non ci sia alcun inciucio con il Pdl. Poi ci sono i giovani turchi (Miguel Gotor e Stefano Fassina) che vorrebbero governare con Grillo e basta (altrimenti si torna a votare) e i lealisti (Enrico Letta e Dario Franceschini) che scongiurano invece il ritorno alle urne e premono perché Bersani trovi il modo di formare un governo, qualsiasi esso sia.  Chi vince - Secondo i calcoli fatti da Claudio Cerasa sul Foglio prevarrà la linea del segretario: su 340 eletti dal centrosinistra alla Camera, e la proporzione è molto simile al Senato, le truppe di Bersani conterebbero di circa 60 giovani turchi, 35 vendoliani e un'ottantina di bersaniani. In pratica più della metà degli deputati sarebbe favorevole alle elezioni subito se Napolitano osasse non affidare il nuovo governo al Pd. "Il Pd è la prima forza del Paese e nessuna soluzione può prescindere dal Pd", ha tuonato Massimo D'Alema escludendo ogni accordo con il Pdl, mentre Beppe Grillo, che ha avuto "un risultato così importante, deve prendersi delle responsabilità".  Don Gallo ambasciatore - E proprio per stanare il leader del Movimento Cinque Stelle il centro-sinistra ha mandato in avanscoperta don Andrea Gallo, vicino a Sel. "Sono in atto una serie di colloqui informali. Lui è amico di alcuni del Pd e di Grillo e sta facendo la sua parte", ha rivelato Pippo Civati. E se la cosa non andrà a buon fine restano le elezioni anticipate e in quel caso il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, sarà in pista.

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