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Camera, buoni pasto da 21 euro al giorno

Il menù rincara, ma la Casta trova subito un rimedio (e la Bolrdini ci sguazza...)
di Andrea Tempestini domenica 9 febbraio 2014

3' di lettura

Quando è iniziata la legislatura il presidente della Camera, Laura Boldrini, si è fatta fare la foto opportunità al self service interno che fungeva da mensa dei dipendenti.  Un foto messaggio alla grillina, per fare capire che lei, deputata del popolo (è stata eletta in Sel), pranzava con il popolo, rifiutando il privilegio del tavolo riservato al ristorante dei deputati, con tovaglia di broccato e bicchieri di cristallo e un menù di prima classe. Ma il pranzo al sacco della Boldrini non è durato a lungo: quando non le viene servito negli appartamenti di rappresentanza, il presidente al self service non è più tornato.  Non solo, ma ha accreditato con una deroga al regolamento al ristorante dei deputati anche il suo staff immagine: pasto garantito con tovaglia di broccato anche per il portavoce Roberto Natale, e le addette stampa e immagine del presidente sui social network, Valentina Loiero e Giovanna Pirrotta. Al ristorante poteva già pranzare un altro membro dello staff della Boldrini, Carlo Leoni, essendo ex deputato.  Al ristorante infatti possono accedere tutti i deputati in carica, qualche dirigente ai massimi livelli e i giornalisti parlamentari (cui sono riservati però pochi posti, e quindi non molti degli oltre 400 ufficialmente accreditati ne beneficiano). Ora c’è la deroga per lo staff Boldrini. Che non è gratuita. Perché il menù del ristorante ha un tariffario, ritoccato verso l’alto nel 2011 dopo che era stato reso pubblico l’esistente (primi e secondi a pochi euro). Ma i prezzi lì scritti e regolarmente pagati dagli astanti non dicono tutta la verità: secondo il contratto stabilito dalla Camera con l’azienda che fornisce il servizio di ristorazione, l’amministrazione di Montecitorio paga un sontuoso buono pasto per chiunque si sieda a quella tavola e perfino per chi si reca al self service. Per pranzi e cene al ristorante il buono pasto valeva 19,36 euro a coperto nel 2012, quando furono serviti 52 mila pasti fra pranzo e cena al ristorante e 48.500 al self service a cui possono accedere anche i dipendenti. Nel 2013 quella somma che si voleva ridurre è invece aumentata: il costo medio del buono pasto per i deputati, i giornalisti parlamentari e gli eventuali ospiti lì invitati è stato di 21,44 euro.  Grazie alla deroga per lo staff della Boldrini dunque si è aggiunta una spesa superiore ai 64 euro al giorno (che può raddoppiare nel caso qualcuno si fermi anche a cena). Su base annua il costo per la Camera è stato nel 2012 di 939.346,90 euro per il ristorante dei deputati e di 558.062,99 euro per il self service dei dipendenti (cui possono accedere anche giornalisti accreditati e deputati), dove il buono pasto pagato dalla amministrazione è circa la metà: poco superiore agli 11 euro. La previsione per il 2013 è quindi di un costo per le casse della Camera intorno al milione e 800 mila euro. Secondo gli ultimi dati consuntivi a disposizione (quelli del 2012), al ristorante sono stati serviti a pranzo 32.615 pasti ai deputati, 5.172 pasti ai giornalisti parlamentari, 4.208 pasti ai dirigenti che hanno la possibilità di accedere al ristorante e 494 pasti ad «altri».  In questa voce non era ancora compreso lo staff immagine della Boldrini a cui è stato offerto questo ticket restaurant pagato dai contribuenti italiani, ma si trattava quasi sempre dei familiari o altri ospiti invitati a pranzo dai deputati. Meno utilizzato invece il ristorante a cena, dove ci si ferma solo nel caso di sedute di aula e commissione serali o notturne. I pasti serviti sono stati nel 2012 poco meno di 6 mila (per la precisione 5.970) e di questi 5.806 per i deputati, raramente accompagnati da ospiti esterni.  Chiaro che con un buono pasto di queste proporzioni (almeno tre volte superiore a quello offerto nelle grandi imprese pubbliche e private per dipendenti e dirigenti), ha poco senso discettare sulla piccola quota che deve essere sborsata dai parlamentari che fan finta di pagare un vero conto di ristorante: quasi sempre spendono meno di quei 21,44 euro. di Franco Bechis

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