Pd, Renzi: "Letta non si fida di me. Il governo ha 15 giorni per fare le riforme"

Il segretario dem al Corriere: "La fiducia nell'esecutivo è ai minimi storici. Che risultati ha portato a casa in questi mesi? Io almeno a Enrico le cose le dico in faccia"
di Giulio Bucchidomenica 12 gennaio 2014
Pd, Renzi: "Letta non si fida di me. Il governo ha 15 giorni per fare le riforme"
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La passione di Enrico Letta durerà 15 giorni, parola di Matteo Renzi. "Non si rischia nessuna rottura. Ma guardiamo la realtà: la popolarità del governo è ai minimi, non ci sono più le larghe intese, né l’emergenza finanziaria. Se uno mi chiede cosa ho fatto da sindaco in questi undici mesi, so cosa rispondere: piazze, asili, pedonalizzazioni. Se mi chiedono cos’ha fatto il governo in questi undici mesi faccio più fatica a rispondere. Per questo motivo bisogna cambiare passo". Intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, il segretario del Pd ripete il mantra del "il governo non cade ma...", peccato che ormai dopo due mesi abbondanti di manfrina a crederci siano rimasti in pochi. Contro il premier parlano i numeri: "La disoccupazione è aumentata - attacca Renzi -. Su twitter ho visto un vecchio manifesto del Pd. Dicevamo allora: La disoccupazione giovanile è al 29%; Berlusconi dimettiti!. Oggi siamo al 42 e governiamo noi. Quindi bisogna avere il coraggio di dire che qualcosa non funziona". "Letta non si fida di me" - Venerdì scorso c'è stato l'atteso faccia a faccia tra premier e segretario. Più che di tregua, sarebbe giusto parlare di raffreddamento temporaneo delle tensioni. "Enrico non si fida di me, gliel'ho detto l’altro giorno. Ma sbaglia. Io le cose le dico in faccia. E sono le stesse che dico in pubblico: non uso due registri diversi. Impareremo a conoscerci. Ma ora è importante finalmente mantenere gli impegni e realizzare le promesse", spiega Renzi, giurando che "il governo proseguirà per tutto il 2014. Ma non può andare avanti così. Più decisi, più concreti, più rapidi nelle scelte". La strada è un "contratto di coalizione" scritto "non in burocratese ma su un file Excel". Tradotto: "Nella prima casella si indica la cosa da fare, nella seconda i tempi in cui la si fa, nella terza il responsabile che la fa. Un esempio? Tagliamo del 10% il costo dell’energia per le piccole e medie imprese. Le rendite finanziarie sono tassate al 20%, il lavoro praticamente al 50: riequilibriamo? Dobbiamo mettere on line in qualche settimana tutte le spese della pubblica amministrazione". Nel programmma di governo dovranno entrare anche altri punti fondamentali: "Dobbiamo votare la legge elettorale. Trasformare il Senato nella Camera delle autonomie, senza elezione e senza indennità. Abolire le province. Tagliare un miliardo di costi della politica: un tema su cui sto ancora aspettando la risposta di Grillo. Allora si potrà anche pensare di andare oltre il vincolo del 3%, per far ripartire l’economia o modificare il lavoro. E si può allentare il patto di stabilità interno: perché i Comuni virtuosi non possono spendere per l’edilizia scolastica?". Il pressing dei sindaci - E proprio dai Comuni è partito il pressing su Renzi per mandare a casa Letta. I sindaci di Bologna Merola, di Bari Emiliano, di Brescia Del Bono e di Salerno De Luca hanno detto di preferire il voto anticipato a maggio. "Alcuni mi hanno mandato un sms, Matteo è il tuo turno", rivela Renzi -. I sindaci sono arrabbiati e hanno ragione. Ci sono troppi burocrati che pensano di risolvere i problemi scaricandoli su di loro. Il balletto delle tasse sulla casa è indecente. Si finge di togliere l'Imu a Roma per far contenti Brunetta e Alfano e si costringono i sindaci a prendersi gli insulti dei cittadini. Ma le elezioni non sono la soluzione. Io faccio un passo indietro sul piano delle ambizioni personali, purché sia una rincorsa per fare quel che serve al Paese". Cioè le riforme, come chiede il presidente Giorgio Napolitano: "Credo che il suo vero obiettivo sia lasciare il Quirinale una volta che le riforme siano fatte; e credo che ne abbia diritto. Il miglior modo per rispettarlo non è fare comunicati per elogiare il suo discorso di fine anno; è fare le riforme che ci chiede. A partire dalla legge elettorale". Attacchi ad Alfano - Al principale alleato di Letta, Angelino Alfano, il segretario del Pd riserva però più di qualche attacco. "E' sicuro che Alfano abbia rotto con Berlusconi?", mette in guardia il premier. "In Piemonte, Basilicata, Sardegna si presentano alle elezioni insieme, come in quasi tutti i quasi quattromila Comuni in cui si voterà in primavera. Non basta dividere la destra, bisogna governare il Paese". Sulla legge elettorale si tratterà anche fuori dalla maggioranza, e il primo interlocutore sarà Silvio Berlusconi con cui però Renzi rinvia il faccia a faccia: "Se serve, lo incontrerò. Per il momento non ne vedo la necessità, proprio perché ancora non ci siamo. Ma non accetto di escludere Forza Italia dalle riforme. Le regole si scrivono insieme anche alle opposizioni e non hanno senso i veti. Di solito mette i veti chi non ha i voti". cioè, Alfano. Per esempio sui matrimoni gay: "Se si trova in difficoltà su qualcosa lancia un’agenzia su questo tema e mette in guardia da questa sinistra pericolosa - lo sfotte Renzi -. Io non parlo di matrimonio gay. Parlo di unioni civili. Siamo l’unico Paese dell’Occidente a non avere una legge che le riconosca. La faremo". Magari facendo entrare Nichi Vendola nel Pd. "Perché no?", ammette il rottamatore che non teme di ritrovarsi un partito spaccato dopo il caso Fassina: "Perché dovrebbero andarsene? Perché hanno perso? Non abbiamo cambiato i capigruppo, Cuperlo è presidente. Quando andai io in minoranza, diedi una mano; mi aspetto che l’attuale minoranza faccia altrettanto". La replica - La replica del segretario del Nuovo centrodestra al segretario del Partito democratico è arrivata per via televisiva dagli studi di "Che tempo che fa". Rispondendo alle domande di Fabio Fazio, Angelino Alfano si è rivolto al sindaco di Firenze e al premier: "Facciano quello che pare a loro nella vicenda interna al Pd, purché non scarichino le questioni interne al partito sull’Italia".