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Piemonte, ecco chi è Roberto Cota: dai bar di Novara alle mutande verdi

Con la spallata del Tar, finisce la parabola del fedelissimo del Senatùr partito dalla provincia piemontese per arrivare ai vertici del partito
di Roberto Procaccini domenica 12 gennaio 2014

2' di lettura

Dal tesseramento nel sottoscala di un bar di Novara, alla "decadenza" da governatore ad opera di una sentenza del Tar. Dall'ascesa nelle file del partito, agli scandali per i rimborsi spesa allegri (su tutte le mutande verdi). Enfant prodige del Carroccio, fedelissimo del Umberto Bossi, ecco chi è Roberto Cota, il presidente della regione Piemonte eletto nel 2010 e destituito (in attesa dell'esito del ricorso al Consiglio di Stato) con sentenza di un tribunale amministrativo. Gli esordi - Cota entra alla Lega nel 1990, a 22 anni, entrando in contatto con le camicie verdi di Novara. L'anno dopo incontra per la prima volta il senatùr, iniziando un rapporto mai più esauritosi ("La sera mi chiamava sempre per darmi consigli - ha raccontato -, avevo un taccuino sul comò per prendere appunti"). La carriera in politica lo vede prima protagonista sul suo territorio (segretario provinciale e consigliere comunale a Novara) e poi piano piano salire fino al Parlamento, dove sbarca dopo un mandato da consigliere alla regione Piemonte. Tra il 2000 e il 2010 è alla Camera dei Deputati, dove è capogruppo del Carroccio e, tra il 2004 e il 2006, sottosegretario all'Economia. Apice e guai - Nel 2010 arriva l'elezione a presidente della regione Piemonte. Sembra la consacrazione: Cota ha i meriti di aver strappato Torino ai rossi e di dare opportunità a chi crede nella macro-regione del Nord (avendo anche Lombardia e Veneto governi di centrodestra). Ma il mandato comincia sotto i peggiori auspici con il ricorso del candidato di centro-sinistra, Mercedes Bresso, ed è presto punteggiato di scandaletti amari. Già inciampato in alcune gaffe geografiche (ospite di Un giorno da pecora non ricordava i confini della sua regione) Cota finisce una prima nei pasticci per un rapporto della Guardia di Finanza sui rimborsi elettorali nel 2012. Il governatore aveva messo a nota spese "126 euro per quattro di chili di pasticceria", "quattro pacchi di Pall Mall azzurre" e, riportava la Stampa, "380 euro di regalo di nozze a un assessore". Peggio ancora, tra le tante spese poco inerenti all'attività politica, le fiamme gialle evidenziavno che su 529 report, in 115 casi il governatore non risultava dalle celle telefoniche nel luogo in cui era avvenuto l'esborso, dando luogo a strane ipotesi sulla sua ubiquità. Mentre poi calava l'astro di Bossi e del suo cerchio magico, Cota, sempre vicino al senatùr e pronto ad abbracciare la leadership del figlio Renzo, si trova spinto verso il margine della scena. Una seconda ondata di scandali per il governatore arriva alla fine del 2013, quando la procura di Torino rende noti i particolari sull'inchiesta sulle spese pazze del governo regionale: tra gli acquisti addebbitati dall'ente alla comunità spiccano anche rimborsi a nomi dal presidente. su tutti un paio di boxer verdi da 40 euro acquistati nel 2011 ("un errore della segretaria", si è giustificato). L'ultimo colpo in questi giorni: per il Tar non è più neanche governatore.

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