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Governo, Matteo Renzi sempre più solo: promossi solo i quattro fedelissimi, bocciato Delrio

di Giulio Bucchi domenica 14 settembre 2014

2' di lettura

Un uomo solo al comando, forse troppo. Per Matteo Renzi sta suonando il campanello d'allarme: il premier, che gode nell'essere sempre al centro dell'attenzione, che mal tollera le critiche della minoranza (o i "veti", come li ha chiamati domenica alla Festa dell'Unità di Bologna) e che alla "gestione unitaria" del partito preferisce sempre quella autonoma, starebbe ora iniziando a pentirsi. A Palazzo Chigi il sentimento è di ansia crescente, aleggia quasi una sindrome da accerchiamento. E il Giglio magico starebbe già appassendo. Delrio in caduta - Ricordate i bracci destri di Renzi? Uno a uno, si stanno sfilando e non è chiaro se per iniziativa personale e per volontà del capo. Di sicuro, sottolinea anche Goffredo De Marchis su Repubblica, c'è che Graziano Delrio non è più lo stesso sottosegretario di inizio anno. L'ex ombra del premier (qualcuno lo chiamava anche premier ombra) sembra sempre più indeciso, insicuro, meno spavaldo. I dossier che passano dalle sue mani, anziché essere risolti autonomamente, devono finire sulla scrivania di Renzi creando un ingorgo preoccupante. Qualcuno lo vuole in uscita: non sarà il candidato governatore dell'Emilia Romagna, ma magari in un probabile rimpasto di governo gli toccherà un ministero che non richieda un rapporto gomito a gomito con Matteo. I quattro dell'Ave Maria - E così, nella stanza del premier, c'è spazio per sempre meno fedelissimi. Secondo Repubblica sarebbero solo quattro i collaboratori di cui Renzi, per ora, si fida ciecamente: il sottosegretario ricciolo d'oro Luca Lotti, l'onnipresente ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il portavoce Filippo Sensi ("L'unico genio seduto qua dentro", ama coccolarlo Matteo, presentandolo) e il vicesegretario generale di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar. Tutto il resto della squadra non gode di stima incondizionata, forse perché su di loro aleggiano le ombre dei "tecnici" e dei funzionari dei vari dicasteri. Renzi finora si è mosso in maniera disorganica, spesso per iniziative individuali: secondo Repubblica lo schema è quello del "casino organizzato", con telefonate random a personalità extra-politica per chiedere di volta in volta consigli su riforme, crescita, tasse. Ora una chiamata all'ex ad di Luxottica Andrea Guerra (non a caso più volte indicato come possibile ministro in entrata), ora un colloquio con Vincenzo Visco. Che casino a Palazzo Chigi - Anche i collaboratori scelti direttamente dal premier, fino ad oggi, non hanno convinto: Giovanni Palumbo, ex capo Gabinetto a Palazzo Vecchio e oggi capo della segreteria, a Palazzo Chigi non si è mai visto. E Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani fiorentini scelta a sorpresa come capo dell'ufficio legislativo del governo, non aiuta a distendere il clima nell'esecutivo: più impegnata a litigare via sms con i colleghi, si dice che la sua scrivania stia diventando un porto delle nebbie in cui si perdono dossier urgenti e appunti fondamentali, ingolfando il lavoro di quel mostro cinetico di Renzi. Uno che gli amici li promuove in fretta, e ancor più in fretta li allontana.

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