La questione, nella sua impronosticabilità, è tutto sommato semplice. Giorgio Napolitano si è stancato di Enrico Letta e dell'immobilismo della sua maggioranza: al Quirinale si ricordano ancora con insofferenza gli ultimi, tribolati mesi di Mario Monti e quell'esperienza, giurano, non si ripeterà. Enrico Letta e la sua maggioranza si sono stancati di Matteo Renzi, del suo attivismo, delle sue mire a Palazzo Chigi, mai ammesse ma del tutto evidenti. E Matteo Renzi è preso in mezzo: da una parte la necessità di andare avanti con le riforme, perché lo vuole il Colle e lo vogliono gli elettori del Pd che lo hanno incoronato segretario "per cambiare le cose, altrimenti verremmo spazzati tutti via". Da un'altra l'ala bersaniana dei democratici, disposta a far cadere il governo già lunedì se Renzi troverà un accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, nel faccia a faccia di oggi a Largo del Nazareno. L'appoggio del Colle - In apparenza un rompicapo, una ragnatela di interessi che blocca tutto e tutti. E invece no, perché Renzi andrà avanti con l'avvallo di Re Giorgio e del Cavaliere. E una rassicurazione da Napolitano: il governo Letta potrà anche cadere, per volontà di Alfano o della sinistra Pd, ma al voto non andrà subito. Prima si dovrà portare a termine questa benedetta riforma elettorale, magari con l'aggiunta della riforma del Senato forse ancora più impegnativa. L'offerta del Cavaliere - Berlusconi darà una mano: è disposto a sostenere un governo di scopo con Renzi premier, finalizzato appunto a legge elettorale e riforma del Senato. Durata limitata, un anno, dopodiché Napolitano scioglierà le camere e si dimietterà, e gli italiani torneranno alle urne. Con una legge modello "spagnolo", magari con un accento più proporzionale per non demolire completamente montiani e alfaniani (sempre utili come eventuali alleati di Pd e Forza Italia nella prossima legislatura). Tutti felici, o quasi. Se andrà così, Letta finirà in secondo piano, magari con un ruolo all'estero, mentre Angelino Alfano sarà costretto a tornare all'ovile del centrodestra in posizione subalterna. Perché i più felici non potranno che essere Renzi, Berlusconi e il finalmente pensionato Napolitano. di Claudio Brigliadori